La Nuova Sardegna

Regione: fari ai privati per farli rinascere 

di Serena Lullia
Regione: fari ai privati per farli rinascere 

L’assessore Erriu: una decina saranno valorizzati. Ma resta prevalente l’interesse pubblico

24 giugno 2017
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LA MADDALENA. Dallo Stato alla Regione ai privati. Il futuro di dieci sentinelle del mare è nella delibera di giunta che dà seguito all’accordo tra Regione e Agenzia del demanio del 2008. Alcuni fari, dal nord al sud della Sardegna, saranno messi a bando per la “concessione di valorizzazione”. Si tratta del faro di Razzoli, di quello di Punta Filetto sull’isola di Santa Maria, dell’ex stazione di Marginetto alla Maddalena, di Capo d’Orso a Palau, l’ex stazione segnali di Punta Sperone a Sant’Antioco, di Capo Ferro ad Arzachena, di Capo Figari a Golfo Aranci, di Capo Comino a Siniscola, di Punta Falcone a Santa Teresa, di Punta Scorno all’Asinara. L’assessore regionale all’Urbanistica e agli Enti locali, Cristiano Erriu, ha illustrato il contenuto della delibera durante il convegno internazionale “Military landscapes”. «Nell’ottica dello strumento di concessione di valorizzazione abbiamo adottato una delibera di giunta che riguarda le modalità di trasferimento dei beni dallo Stato alla Regione – ha spiegato l’assessore – . Applicando il principio di collaborazione con l’Agenzia del demanio, che secondo noi ha rappresentato una eccellenza gestionale, abbiamo fatto un benchmark istituzionale per noi ovvio. Abbiamo individuato dieci fari tra i più noti della Sardegna che saranno messi a bando con un accordo che sottoscriveremo per l’attuazione del programma. Si tratta di una collaborazione interessante e i beni sono di eccezionale rilevanza. Tra questi c’è anche il faro di Capo Comino che è di uso governativo e rientra in un progetto di promozione che faremo insieme, Regione Sardegna e Agenzia del demanio».

Erriu ricorda che l’obiettivo della scelta della Regione è dare un futuro ai guardiani delle onde. Le loro condizioni oggi sono di degrado totale. Consumati dal tempo, corrosi dal sale e dal vento, i vecchi fari sono destinati a un inesorabile declino. «Sono tutti edifici in pessime condizioni e la mano pubblica non ha le risorse per poterli riqualificare – commenta Erriu –. Con un bando ben fatto credo che si possa raggiungere il giusto equilibrio tra l’interesse pubblico e quello privato. In operazioni di questo tipo è necessario che il privato tragga il giusto profitto derivante dall’investimento delle risorse che mette in campo, ma allo stesso tempo si deve ottenere un valore pubblico dall’utilizzo del bene».

L’assessore ha poi ricordato che questo provvedimento segue la rotta già tracciata con l’investimento di 40 milioni di euro per la riqualificazione e la rigenerazione di immobili. «Un intervento che segue la logica di legare un immobile all’altro secondo una idea di utilizzo con valenza turistica e culturale – ha concluso –. La normativa regionale in materia di patrimonio è scarna, lacunosa e desueta. Si riduce alla sola legge regionale 35 del 1995, incentrata sulla dismissione e non sulla valorizzazione partecipata. Il patrimonio regionale attualmente è composto da circa 2.500 cespiti, 688 fabbricati e 1769 terreni. Parliamo di abitazioni, uffici, terreni agricoli, fortificazioni militari, chiese, scuole, depositi, magazzini, impianti sportivi, strutture alberghiere, capannoni industriali». (ha collaborato Andrea Nieddu)

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