La Nuova Sardegna

L’economista Morelli: Erasmus per i disoccupati 

di Claudio Zoccheddu
L’economista Morelli: Erasmus per i disoccupati 

Il docente della Bocconi: «All’estero potrebbero acquisire nuove competenze» Tra le proposte, industria ai privati e marchi di qualità per l’agroalimentare  

19 giugno 2017
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ALGHERO. Si sono dati appuntamento ad Alghero per parlare di economia e sono arrivati dalle università e dai centri di ricerca di tutto il mondo. Tra gli ospiti della città catalana anche Massimo Marelli, docente ordinario al dipartimento di Analisi delle politiche e del management pubblico alla Bocconi. Marelli, poi, gioca quasi in casa dato che da anni trascorre le vacanze – e non solo – nella sua casa di Alghero. L’economista conosce molto bene la città e il resto dell’isola e prima di partecipare al rendez-vous con i colleghi si prepara alla platea rispondendo a qualche domanda sulla crisi in Sardegna: «Anche perché questa è molto diversa da quelle a cui eravamo abituati. Dal 2007 in poi abbiamo avuto, praticamente in contemporanea, una crisi dei mercati e dei governi che non hanno potuto controbilanciare l’economia in difficoltà. È stato un domino a cui non eravamo preparati e, purtroppo, questa non è una peculiarità della Sardegna».

Si può fare qualcosa, anche a livello politico, per accorciare i tempi della ripresa?

«Sono convito che la strada da percorrere porti in Europa dove dovremo chiedere e ottenere l’unione fiscale. Ecco perché non mi fido dei movimenti populisti e di chi dice di voler uscire dall’Euro. In Catalogna, nonostante la voglia di secessione, nessuno pensa di abbandonare l’Euro. La Sardegna non ha l’economia catalana ma può fare pressioni sull’Unione europea».

Vivendo ad Alghero, sia pure per periodi brevi, avrà avuto qualche difficoltà con gli aerei. Cosa pensa del caso Ryanair?

«È un problema molto serio ma allo stesso tempo è buffo perché dimostra la poca attenzione della politica comunitaria: capisco che la prassi dei sussidi fosse discutibile ma nell’eurozona ci sono zone che andrebbero trattate con più attenzione e la Sardegna è una di queste. Credo che si sarebbe potuto trovare una soluzione che poteva andar bene a tutti e invece è stato penalizzato un intero territorio».

A proposito di territori penalizzati, la crisi dell’industria interessa il nord e soprattutto il sud dell’isola. Ci sono i margini per ripartire?

«Certo, lo dimostra l’Ilva di Taranto. Ormai lo Stato non può far nulla. L’unica speranza è vendere ai privati che, a quanto mi risulta, hanno interessi anche in Sardegna. Certo, è difficile condurre questo tipo di trattative, soprattutto quando gli acquirenti intendono sfoltire il personale».

Esiste una soluzione che non comprenda gli ammortizzatori sociali?

«Una specie. Ne parlo spesso con i colleghi alla Bocconi partendo dal presupposto che una delle poche cose che funzionano in Europa è il progetto Erasmus. Io propongo di allargarlo ai lavoratori disoccupati che, sfruttando le politiche di welfare in un modo innovativo, potrebbero guadagnare competenze e professionalità facendo esperienze di lavoro all’estero. Un arricchimento che sfrutterebbero una volta rientrati. Ovviamente, l’Erasmus dei disoccupati funzionerebbe meglio se la politica decidesse di lavorare per una politica di sussidio gestita dall’Unione europea».

In Sardegna c’è anche qualcosa che funziona. Cosa pensa del turismo e dell’agroalimentare?

«Per l’agricoltura credo che la soluzione sia una commercializzazione più attenta con l’uso dei marchi di qualità che mancano. La bottarga, per esempio, dovrebbe essere Doc. Il turismo invece può essere integrato anche dalle manifestazioni come la nostra che, se coordinate, potrebbero generare un bel giro d’affari. Questo pomeriggio, al museo archeologico di Alghero, parlerà il professor Joan Esteban che, per spiegarci, è uno dei papabili per il premio nobel. Ed è qua ad Alghero e parlerà al museo archeologico. Lo ribadisco perché unire un’offerta culturale parallela a quella turistica è sicuramente un valore aggiunto».

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