La Nuova Sardegna

Dalla farina di ghiande al boom dei tappi 

Dalla farina di ghiande al boom dei tappi 

I primi stabilimenti nel ventennio fascista, poi l’exploit nel dopoguerra con la Gallura protagonista

30 maggio 2017
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SASSARI. Lo stretto rapporto fra i sardi e il sughero affonda le radici nella storia dell’isola. I ritrovamenti archeologici hanno documentato come già in epoca nuragica l’uomo estraeva il sughero dalle querce e lo utilizzava per forgiare i più svariati tipi di manufatti: piatti, lamine, assi, trucioli, calzature, e perfino come materiale isolante nella costruzione dei nuraghi. Ma della quercia gli antenati sardi non usavano solamente l’utilissima corteccia: anche le ghiande erano un prodotto prezioso per la preparazione di farine e quindi di cibo. Un’antica tradizione che fino all’inizio del secolo scorso era possibile rivivere in alcune aree della Sardegna, come l’Ogliastra, dove le comunità si riunivano per preparare farina dalle ghiande e cuocere un particolarissimo pane, “su pan’ispeli”. D’altronde in Gallura esistono diversi toponimi con “Suelzu dulche” a indicare la quercia da sughero dolce, riferito probabilmente proprio al gusto delle ghiande. Dopo i nuragici anche i romani lavorarono il sughero con cui crearono contenitori e coperchi per le anfore: anche in questo caso a raccontarci l’uso del sughero da parte dei romani sono stati i ritrovamenti archeologici in diversi siti della Sardegna. Perché la trasformazione del sughero assuma una valenza commerciale bisogna aspettare la metà del 1800, e in particolare con l’unità d’Italia, nel 1860, che le produzioni di tappi fabbricati in Sardegna sono esportate in Spagna e in Francia, aprendo la strada alla nascita della prima attività industriale di tappi, che viene impiantata a Luras nel 1883. Nel ventennio fascista l’industria sugheriera assume dimensione nazionale e piccoli stabilimenti prendono forma a Cagliari, Palermo, Taranto, in Toscana e in Veneto. Dal dopoguerra la protagonista assoluta della produzione e trasformazione del sughero è la Gallura, fino al periodo d’oro degli anni ’80, quando Calangianus entra a far parte della classifica dei 100 comuni più industrializzati d’Italia, proprio grazie alle produzioni di sughero esportate in tutto il mondo. (v.g.)
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