La Nuova Sardegna

Donazioni organi, il grande cuore dei sardi 

di Alessandra Sallemi
Donazioni organi, il grande cuore dei sardi 

Moirano (Ats): si può fare ancora di più. Al via la campagna informativa #iovivograziealui

27 maggio 2017
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CAGLIARI. Domani 28 maggio è la giornata nazionale delle donazioni e la Sardegna, che ha ritrovato la sua celebrata generosità nelle donazioni dopo il crollo del 2015, ha deciso di ripartire con una campagna di sensibilizzazione, #iovivograziealui. Uno spot breve e intenso racconta di un bambino che può crescere accanto a suo padre restituito alla vita grazie a un trapianto e di altri che hanno dato il consenso all’espianto degli organi di un loro caro perché così lui avrebbe voluto. È sul consenso espresso in vita che si concentra la campagna di sensibilizzazione: nel momento in cui una figlia o un marito sono in rianimazione e un medico ne comunica la morte cerebrale, la tempesta di emozioni può tenere lontana una persona dal ragionamento d’amore che porta a pronunciare il sì all’espianto degli organi. In Sardegna 61 comuni hanno aperto le porte alle volontà delle persone e 21.211 sardi hanno già espresso la loro volontà (solo l’11 per cento ha negato il consenso). Ma il lavoro da fare è molto se gli altri 309 comuni dell’isola non hanno ancora reso possibile l’espressione della volontà. L’idea della campagna di sensibilizzazione è nata nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Oristano diretto da Giorgio Piras dove, quattro mesi fa, i familiari di una persona deceduta negarono il consenso alla donazione degli organi. Il direttore generale della Ats, Fulvio Moirano, ha accolto la proposta e, anzi, ha chiesto che venisse estesa a tutta l’isola. Così ieri, assieme alla responsabile del Centro regionale trapianti, Francesca Zorcolo, e al direttore sanitario del Brotzu, Vinicio Atzeni, si sono ritrovati tutti nell’aula magna della Asl di Cagliari con i rappresentanti delle associazioni dei trapiantati e dei donatori per presentare la campagna #iovivograziealui.
Monumentale la testimonianza di un padre, Alberto Deiana: «Il 25 febbraio 2004 accompagnavo mia figlia Elisa all’università. Il notiziario radio annunciò che l’équipe del dottor Ricchi che portava a Cagliari un cuore si era schiantata con l’aereo. Mia figlia disse “papà sappi che se mi capita qualche cosa io sono favorevole...” e io “no guarda che dovrai farlo prima tu e perciò ti dico che anch’io sono favorevole”. Il 29 febbraio, pochi giorni dopo, Elisa perse la vita. Con la sua donazione è stato fatto il primo trapianto di fegato in Sardegna. Quando mi capita di parlare in pubblico dico: sul consenso discutetene in famiglia, io non voglio far cambiare idea a nessuno, ma in quel momento non siete in condizione di decidere. Abbiamo fondato un’associazione e stiamo costruendo una casa di accoglienza per i trapiantati e i familiari. La scelta di mia figlia ci ha consentito di continuare a vivere. Dicono che il lutto vada elaborato. Io vi dico che non si elabora mai. Lei è il primo pensiero la mattina e l’ultimo la sera». Moirano pur commosso è andato avanti ritrovando il tema tormentone dei costi della sanità: «Dopo una testimonianza così io voglio dire anche che un trapianto come quello del rene non solo salva la vita e le restituisce qualità ma porta un risparmio». Infine, il manager ha raccolto l’invito di Pino Argiolas (di un’associazione) che sottolineava il vuoto dei comuni a proposito dell’espressione della volontà: «Lo segnalerò negli incontri che avrò con i sindaci».
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