La Nuova Sardegna

Il Fab Lab, tutto si crea in 3D con il genio dei nerd olbiesi

di Dario Budroni
Il Fab Lab, tutto si crea in 3D con il genio dei nerd olbiesi

Tecnologia e fantasia vanno al potere grazie all’opera di una decina di giovani Stampanti avveniristiche per oggetti di ogni tipo: dalle torte ai materiali edili

24 maggio 2017
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OLBIA. La loro storia non poteva che cominciare tra le mura di un garage, come spesso succede quando di mezzo ci sono elementi come genio e tecnologia. Adesso invece hanno una sede tutta loro. È qui dentro che i loro cervelli elaborano idee e progetti che fanno sbiancare i profani. Sentendoli parlare sembra quasi di stare nella Silicon Valley, invece siamo nella zona industriale di Olbia.

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Gli spazi sono tutti occupati da strani macchinari che solitamente si vedono nei documentari dedicati al mondo del futuro. Ma in realtà il futuro non è poi così lontano. E i ragazzi del Fab Lab di Olbia, visto il seguito che cominciano ad avere, lo dimostrano tutti i giorni. Innanzitutto passano il tempo a pensare e a inventare qualcosa di nuovo. Ma lavorano anche con le imprese locali e con le scuole della zona. «La nostra, in poche parole, è una associazione che vuole promuovere le nuove tecnologie e che punta a diventare un polo di ricerca affermato. È nata come una passione, ma pian piano sta diventando un lavoro» dice Antonio Burrai, ingegnere e fondatore del Fab Lab olbiese, circondato da hardware, sensori, raggi laser e stampanti 3D.

Cassetta degli attrezzi. Un Fab Lab (nome che deriva da Fabrication Laboratory) è un luogo dove si promuove la fabbricazione digitale. L’obiettivo è sfornare oggetti e strumenti anche molto diversi tra loro. Si va dai gioielli fino alle torte fatte di panna e cioccolato. Il tutto naturalmente con l’ausilio di macchine di ultimissima generazione. È un fenomeno mondiale. Il Fab Lab di Olbia, nato ormai tre anni fa, è composto da una decina di giovani. Loro amano paragonarsi a una cassetta degli attrezzi. Il motivo è semplice: ognuno ha una competenza specifica. C’è per esempio l’ingegnere, poi il grafico, il geometra, l’artigiano, l’informatico, l’esperto di cucina. «Lo scopo è trasmettere le nostre conoscenze, alle scuole e alle imprese – spiega Antonio Burrai -. Organizziamo anche laboratori e incontri. Vogliamo far capire che ogni settore può essere coinvolto, perché il digitale e il lavoro artigianale possono andare di pari passo». 

Tra scarpe e carasatu. Per capire meglio l’attività del Fab Lab, è bene fare qualche esempio. «Se un calzolaio volesse lanciare un particolare tipo di scarpe, potrebbe venire qui e progettarlo con le nostre tecnologie – dice Burrai –. Oppure pensiamo al settore della pasticceria. Dobbiamo sapere che ogni sostanza che entra in una siringa si può stampare in 3D. Quindi si può progettare una torta e addirittura stamparla. Ormai si sta andando verso la nascita della figura dello chef digitale, cioè lo chef che utilizza la stampante 3D per creare ricette innovative. Naturalmente stiamo parlando di alta cucina». Ma la tecnologia digitale si può applicare a tanti altri mondi. «Come all’architettura e all’edilizia – continua Antonio Burrai –. Ora stiamo creando una parete verde: in altre parole una parete composta da parti in cemento e da piccoli vasetti realizzati con la stampa 3D che contengono delle essenze locali. Ci si potrebbe arredare casa oppure ricoprire il muro esterno di un edificio vecchio e che non si può demolire». Poi ci sono le chicche. Il Fab Lab di Olbia sta sfornando il «pane laseratu», cioè il pane carasatu che, grazie a un particolare laser, diventa come un foglio di carta su cui ci si può scrivere anche il menù di un ristorante.

Il mondo virtuale. Il Fab Lab di Olbia pullula di strumenti. «Molti li abbiamo acquistati, altri li abbiamo costruiti direttamente noi – spiega il fondatore –. Per fortuna abbiamo uno staff di grandi nerd». Il pezzo forse più divertente sono un paio di occhiali. È una sorta di maschera con cui si entra nel mondo della realtà virtuale. Per esempio, quelli del Fab Lab hanno progettato un enorme albergo al computer. E basta indossare gli occhiali Htc Vive per visitarlo, aprire le porte, spostare i divani, presentarsi davanti alla reception. «Questo è il futuro. Una persona, prima di prenotare un albergo, in questo modo potrà visitarlo direttamente da casa – dice Burrai –. Ma stiamo facendo la stessa cosa con le tombe dei giganti e con il castello di Pedres. Prendiamo un turista giapponese: grazie a queste tecnologie potrà visitare il monumento ancor prima di sbarcare a Olbia».

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