La Nuova Sardegna

L’antica fierezza isolana sotto gli occhi del mondo

di Gabriella Grimaldi
L’antica fierezza isolana sotto gli occhi del mondo

Tremila figuranti, 270 cavalli, una folla straripante: ancora un enorme successo

22 maggio 2017
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SASSARI. Duecentosettanta cavalli bardati a festa, i finimenti di cuoio con le borchie d’argento, i collari ricamati di mille colori, le criniere strette in tanti piccoli nodi e le code ordinate in lunghe trecce, i mantelli luccicanti sotto il sole di maggio. Scorta d’eccezione per tremila, tra donne, uomini e bambini, che hanno attraversato la città vestiti con gli abiti tradizionali ereditati dagli avi, tesori antichi di una civiltà che non accetta l’estinzione e nemmeno l’oblio. Uno spettacolo di straordinaria eleganza che ha lasciato a bocca aperta, ancora una volta, le decine di migliaia di spettatori che ieri hanno assistito alla 68esima edizione della Cavalcata sarda, sfilata dei gruppi folcloristici di tutta la Sardegna cominciata, in occasione di una visita del re Umberto I e della regina Margherita di Savoia, nel lontano1899 e ormai diventata un appuntamento irrinunciabile per l’intera isola.

Le transenne che delimitavano il percorso dei figuranti e dei cavalli lungo le vie principali del centro cittadino, dalla chiesa di San Giuseppe fino al museo Sanna, giù per via Roma e in piazza d’Italia, poi in via Cagliari fino all’emiciclo Garibaldi per finire in viale Mancini, hanno cominciato a contenere a stento gli spettatori già da prima delle nove di ieri mattina, orario d’inizio del corteo. Ci si aspettava che la sfilata venisse aperta dalle amazzoni di vari paesi della Sardegna ma, come ha spiegato l’assessora alla Cultura Raffaella Sau, a causa di un contrattempo durante il viaggio dei van verso Sassari, le cavallerizze non hanno fatto in tempo ad essere sul percorso all’ora stabilita. Hanno invece sfilato alla fine con i “colleghi” maschi.

Ad aprire la parata sono stati dunque i rappresentanti della polizia locale seguiti dal gremio dei Massai e dalle bande musicali, poi il primo gruppo folk, quello di Usini, guidato dal sindaco Antonio Brundu con indosso l’abito tradizionale. Per il resto, davanti agli occhi esterrefatti dei tanti turisti stranieri, è passato un fiume umano che portava con sè i segni di una cultura nobile e antichissima, ancora viva nelle comunità isolane. Come da copione hanno fatto bella mostra di sè i broccati dei corpetti delle donne, magnifici quelli di Dorgali, i copricapo gialli delle donne di Orgosolo, i gioielli finissimi di Ittiri, gli scialli viola di Bitti, gli abiti austeri (bianco e nero) delle donne di Tempio Pausania, i grembiuli celesti di Sennori, “sa capitta” delle donne di Osilo. E poi i colori della terra degli abiti del Campidano, gli ocra, i verdi oro, i marron che richiamano le antiche distese di grano e la loro storia. Così come la “tracca”, l’imponente carro trainato dai buoi proveniente da Settimo San Pietro, addobbato alla maniera contadina, carico di simboli di una vita semplice ma ricca di significato. E alla fine i cavalli, la più strabiliante delle espressioni di una cultura ancora oggi molto sentita in tanti centri della Sardegna. A gruppi i cavalieri li hanno guidati lungo il percorso e in piazza d’Italia ha suscitato meraviglia l’ordine e la disciplina con cui i bellissimi animali si sono fermati davanti al monumento per farsi ammirare dal pubblico.

La festa laica più imponente della Sardegna, ma forse d’Italia, si è conclusa ieri sera, dopo le magnifiche pariglie all’ippodromo Pinna, con una serata dedicata alla musica tradizionale. Sul palco hanno dato spettacolo le launeddas, l’organetto e i canti a tenore ma prima piazza d’Italia si era riempita di profumi delle prelibatezze protagoniste della rassegna Pani di Sardegna, una manifestazione incentrata sul pane e sulle varie modalità di realizzazione nei centri dell’isola. I laboratori legati ai gruppi folk che hanno partecipato alla sfilata hanno spedito i loro prodotti nelle settimane precedenti perché venissero giudicati da un’apposita commissione. Ieri sera, dopo le degustazioni in piazza Fiume e in piazza Castello, si è svolta la premiazione del pane più buono, una chicca che ha concluso degnamente l’edizione della Cavalcata sarda.

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