La Nuova Sardegna

I 105 anni di Ichnusa ora la birra dei sardi guarda oltre Tirreno

di Alessandra Sallemi
I 105 anni di Ichnusa ora la birra dei sardi guarda oltre Tirreno

Festa nello stabilimento di Assemini con una “non fiiltrata” Prodotti 600mila ettolitri all’anno, esportato solo il 10%

20 maggio 2017
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ASSEMINI. I cinquant’anni dello stabilimento che produce la birra Ichnusa nella zona industriale di Macchiareddu, e i 105 del marchio, verranno celebrati con una nuova birra non filtrata «morbida, beverina, rotonda» e con una campagna tutta a base di orgoglio sardo declinato su radici storiche, sostenibilità ambientale e sulla non trascurabile circostanza che la multinazionale Heineken, subentrata nel 1991, considera l’Ichnusa un gioiello. Ecco perché i dirigenti dalle parlate “continentali” ieri mattina, nello stabilimento che ricade nel comune di Assemini, erano a proprio agio nel rappresentare i mille richiami al territorio della nuova promozione di Ichnusa. Nella facciata dello stabilimento non c’è scritto Heineken ma Ichnusa, la prima informazione che viene offerta ai visitatori su un pannello all’ingresso dello stabilimento riguarda gli incidenti sul posto di lavoro: nessuno, da anni.

La nuova birra è in una bottiglia che richiama le più vecchie della produzione, sull’etichetta gli immancabili quattro mori, ma la sorpresa è sul retro: c’è la foto degli 81 dipendenti («tutti sardi», ovviamente) e la composizione del prodotto. Sul collo della bottiglia l’indirizzo esatto dello stabilimento, «perché si deve sapere dove siamo», spiegava il responsabile di Ichnusa, Patrick Simoni. I colori sono il bianco e nero (della bandiera quattro mori) ma anche il rosso e tutti e tre ritornano nell’avvincente campagna pubblicitaria che per la prima volta solcherà il mare e sarà diffusa nella Penisola: uno spot con alcune icone della sardità (murales, mamuthones, nuraghi, mare, verde secolare, il canto dell’acqua) sfogliate al ritmo di una musica incalzante tutto bianco, nero e richiami in rosso. Il video sarà presentato a livello nazionale fra quindici giorni, ieri, a beneficio dei giornalisti in visita allo stabilimento, è stata proposta un’anteprima.

Alfredo Pratolongo, di Heineken Italia, ha annunciato investimenti per crescere, ma stando ben saldi alla ricca tradizione Ichnusa «già quando questo stabilimento fu costruito dalla famiglia Capra – ha detto il manager – era fra quelli automatizzati più avanzati in Italia». Luigi Paciulli, il mastro birraio: «Io venni 32 anni fa con la Dreher che aveva rilevato lo stabilimento, dovevo solo portare le tecniche di analisi e quindi addestrare il personale e invece ho messo su famiglia e sono rimasto, amo questa terra. Il primo birrificio della Sardegna nacque nel 1912 a Cagliari in Fonsarda, lo rilevò poi l’imprenditore Amsicora Capra. Posso certificare che questa birra è davvero espressione dei sardi: quando chiesi al figlio del fondatore come si era evoluta nel tempo la produzione della birra, mi spiegò che fu sulla base degli input dei consumatori che l’Ichnusa era diventata quella che è. Quindi la nostra missione per la nuova birra è mettere a scaffale un prodotto che il consumatore sardo ha comunque nella memoria».

Patrick Simoni: «Ichnusa è un simbolo, non soltanto una marca, e il territorio, per noi, è il punto di partenza ma anche una destinazione finale: siamo partner della Sartiglia, dell’Ardia, della Dinamo basket e abbiamo recentemente firmato un accordo col Cagliari calcio: nella prossima stagione sulla maglia assieme a Isola artigiani di Sardegna ci sarà anche Ichnusa».

La produzione è di 600mila ettolitri l’anno, 120 milioni di pezzi, appena il 10 per cento viene esportato. Finora Ichnusa ha varcato il mare per accontentare le numerose comunità di sardi della Penisola che chiedevano la birra della terra natìa e la facevano conoscere agli amici, ma per l’Ichnusa non filtrata «per la prima volta – diceva Simoni – faremo comunicazione per promuovere il prodotto a livello nazionale»

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