La Nuova Sardegna

Cimitero di pastinache nelle acque del Sinis

di Claudio Zoccheddu
Cimitero di pastinache nelle acque del Sinis

San Vero Milis, decine di esemplari morti vicino alla spiaggia. Indaga il Cnr

19 maggio 2017
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SASSARI. Un mistero nelle acque di Is Benas, lungo le coste del comune di San Vero Milis. In una piccola spiaggia, a pochi metri dal canale che mette in comunicazione la laguna omonima con il mare, è stato notato un gruppo di 68 pastinache morte. Troppe perché si potesse far finta di niente definendo come naturali le cause della morte di una piccola colonia composta da esemplari di diverso sesso e differente pezzatura. Un rompicapo che ha attirato i profani di tutta l’isola che si sono impegnati per trovare una spiegazione plausibile a quello che, a occhi poco allenati, poteva sembrare uno spiaggiamento volontario simile a quello che spesso ha coinvolto i cetacei in diverse zone del mondo. Tutte le ipotesi legate alle esercitazioni militari, all’inquinamento delle acque e a misteriose sostanze sciolte nel mare non hanno però ritrovato alcun riscontro. I teorici del complotto, dunque, dovranno attendere.

Le indagini. Ieri mattina, per provare a trovare un filo logico sommerso nelle acque poco profonde di Is Benas, sono arrivati i ricercatori del Cnr di Oristano. Gli specialisti hanno prelevato alcuni esemplari che saranno utilizzati per le analisi di laboratorio che potrebbero fornire indizi importanti sulle cause che hanno causato la morte di 68 pastinache. L’ipotesi più probabile è anche quella meno fantasiosa: «Per il momento possiamo proporre solo supposizioni perché non abbiamo ancora esaminato gli esemplari. La più probabile è che un pescatore abbia svuotato le reti che aveva sistemato, probabilmente, per andare a caccia di triglie – spiega Andrea Camedda, ricercatore del Cnr –. Le pastinache non sono una specie ricercata e le loro carni non sono certo pregiate». Quindi, l’incredibile moria sarebbe destinata a restare incredibile: «Prima però dovremo avere le conferme dall’istituto zooprofilattico, a cui consegneremo i tessuti muscolari e alcune porzioni di fegato e stomaco dei pesci che abbiamo ripescato, tra cui maschi e femmine di varie dimensioni. Solo allora potremo avere la certezza di quello che è accaduto, anche se non possiamo scartare altre ipotesi legate, ad esempio, alla presenza di batteri killer. Non è raro, è successo anche poco tempo fa proprio nel Mediterraneo per la pinna nobilis, che si possono diffondere virus che attacano solo alcune specie – spiega ancora Camedda prima di evidenziare alcuni dettagli della vicenda –. Le pastinache erano in moderato stato di decomposizione, questo significa che potrebbero essere in acqua da qualche giorno e che potrebbero essere arrivate a Is Benas, che è una zona particolarmente ridossata, trasportate dalla corrente». La scena del crimine, si fa per dire, potrebbe essere quindi piuttosto distante da quelle del ritrovamento degli esemplari e il pescatore responsabile della strage potrebbe non essere un professionista della zona. Anzi.

Il rigetto in mare. È una pratica antica almeno quanto la pesca stessa. I pescatori che raccolgono e ripiegano le reti lo fanno dopo aver selezionato il pesce ricercato, il cosiddetto target, e dopo aver gettato in mare tutto quello che non è ritenuto necessario. La pratica non è illegale e dunque l’ipotesi di una battuta di pesca alla triglia trasformata in corso dopo in una mattanza di pastinache poteva avere un solo epilogo: il rigetto dei pesci in mare.

La normativa, però, sarà presto aggiornata da un regolamento europeo che entrerà in vigore dal 2019. Nel frattempo, tra le specie che non possono essere rigettate in mare ci sono i tonni e i pesce spada che i pescatori hanno l’obbligo di sbarcare, in qualsiasi situazione. Nel 2019, dunque, potrebbe iniziare un piccola rivoluzione per il mondo della pesca professionale anche se l’inversione di tendenza per quanto riguarda il rigetto potrebbe essere vincolata alla dimensioni delle imbarcazioni. Quelle sotto i dieci i metri, ad esempio, non dovrebbero essere incluse nel divieto di rigetto e i pescatori potranno continuare a liberarsi della specie ittiche indesiderate alla vecchia maniera.

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