La Nuova Sardegna

«Questa è una famiglia Giulini è sempre con noi»

di Silvia Sanna

Barbara Melis, analista nel laboratorio chimico: «È tutto un equivoco» In una intercettazione mostra al direttore il video di una perdita di cloruro

18 maggio 2017
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SASSARI. Il suo nome compare nelle carte dell’inchiesta, è lei la Barbara che fa vedere un video al direttore Michele Lavanga – uno degli arrestati – per segnalare una perdita di cloruro di alluminio. Alla vista di quel video, Lavanga va su tutte le furie, come emerge da una intercettazione. A un altro dipendente dice così: «Le ho detto, mi fate la santa cortesia di farmi sparire completamente video, foto e quant’altro riguarda la Fluorsid. Guai a chiunque faccia video o filmati all’interno della fabbrica, perché questo è un reato». Barbara Melis, sino a un anno fa Rls – responsabile della sicurezza per i lavoratori – oggi solo Rsu Cgil, quella conversazione la ricorda bene. E la sua versione dell’accaduto è opposta rispetto alla ricostruzione degli inquirenti: «Non è la prova di un illecito, tutt’altro. Lavanga non voleva nascondere un reato ambientale per un motivo banale: non era stato commesso». Di un’altra intercettazione, nella quale risulta che Barbara Melis avesse segnalato ancora a Lavanga la necessità di usare la maschera in una sala controllo dello stabilimento, invece non ricorda nulla. Nonostante l’argomento – emerge dalle carte – avesse provocato una lite tra lei e il direttore dello stabilimento. «Non so, questo episodio mi sfugge», dice Barbara, 34 anni, di Villaspeciosa. Lavora alla Fluorsid dal 2011, è analista nel laboratorio chimico. Adora il suo lavoro «e adoro questa azienda, questa squadra di lavoro. Quello che sta succedendo è assurdo. Qui si rispettano le regole, c’è massima attenzione per l’ambiente. Invece siamo stati trattati come criminali. C’è stata una irruzione, ho visto colleghi con i quali lavoro fianco a fianco andare via in stato d’arresto. È tutto un equivoco, l’azienda ne verrà fuori». Poi si sofferma sul video e fornisce la sua spiegazione: «Il direttore Lavanga aveva ragione. È vietato fare video e usare telefoni in azienda per una questione di sicurezza. Io ho sbagliato e lui me l’ha fatto notare. Volevo segnalargli una piccola perdita di cloruro di alluminio, un problema che si è risolto subito. Tutto qua. Invece si sta costruendo un castello di accuse molto pesanti nei confronti di una azienda e di una dirigenza che considero la mia famiglia». Anche il presidente Tommaso Giulini «che è sempre presente, viene spesso qui perché tiene moltissimo a noi», dice Barbara Melis. Il numero 1 della Fluorsid e del Cagliari calcio è per lei una figura quasi familiare e profondamente rispettosa. «Voglio continuare a lavorare qui, perché questa è una azienda seria. Abbiamo tutte le certificazioni, nessun dipendente si è mai lamentato. Ho visto colleghi andare in pensione dopo una vita trascorsa qui dentro: nessuno si è ammalato, segno che si lavora in sicurezza, che si seguono le normative. Se non fosse stato così ci sarebbero state segnalazioni, qualcuno avrebbe denunciato la comparsa di sintomi sospetti. Invece niente di niente». Barbara Melis esclude che qualcosa di illecito possa essere accaduto a sua insaputa: «Impossibile, ero responsabile della sicurezza, sarei stata informata. Lavoro e faccio attività sindacale, quindi ho un rapporto stretto sia con i colleghi che con i vertici aziendali». Ora la Fluorsid è stata “decapitata” e tutti hanno paura di perdere il lavoro. «Per ora andiamo avanti, come e più di prima. Sperando che la bufera passi in fretta».

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