Ecco Onties, portale enogastronomico Dal cibo alle tradizioni dell’isola
SASSARI. C’è chi corre per un posto da contaminatore e chi, invece, è stato già incubato. È il microcosmo del CubAct dell’università di Sassari, una calamita per i cervelli che vorrebbero scappare...
SASSARI. C’è chi corre per un posto da contaminatore e chi, invece, è stato già incubato. È il microcosmo del CubAct dell’università di Sassari, una calamita per i cervelli che vorrebbero scappare dall’isola e una buona ragione di rientro per quelli che sono andati via. Come nel caso di Riccardo Melis e Davide Troisi. Entrambi hanno 28 anni. Il primo è di Nuoro e ha preso la specialistica in Marketing e management a Lugano; il secondo è di Alghero e lavora sulla tesi dello stesso corso di studi ma alla Bicocca di Milano. Dopo dieci anni di formazione fuori dall’isola, sono tornati a casa per farsi pre-incubare a Sassari. «Detta così sembra una brutta cosa – spiegano i due – ma non lo è. L’anno scorso abbiamo partecipato al bando del dipartimento del Trasferimento tecnologico e tra poco concluderemo il nostro percorso di circa 12 mesi durante i quali abbiamo sviluppato l’idea di impresa e la validazione sul mercato (la pre-incubazione ndr). E tra poco lanceremo l’azienda». I due startupper si sono inventati un market place, www.onties.com, dove si vendono ticket esperienziali. In altre parole, ti vendono un’esperienza. Fai un click e per esempio ti ritrovi dai Bagella di Sorso, della cantina 1Sorso, mentre tieni tra le mani un calice per metà colmo di vino e per l’altra di storia del territorio. Oppure capiti a Sennori dalle sorelle Fiori, della cantina Sorres, che col social eating ti preparano la cena e mentre mangi e gusti i vini ti raccontano la storia della famiglia, dei prodotti locali e della Romangia. Riccardo Melis e Davide Troisi sono partiti dal fatto che l’economia dell’isola è basata sull’agroalimentare e che il turismo funziona bene, ma solo sulle coste. E allora si sono scervellati per dare una speranza anche alle zone interne. Lo hanno fatto sfruttando i prodotti enogastronomici e la spinta che il cibo può dare alle persone per muoversi. Non soltanto per l’acquolina in bocca, ma anche per visitare i luoghi e capirne le tradizioni, e l’importanza del lavoro che c’è dietro le produzioni locali. Quello che viene definito turismo esperienziale, che è un modo attivo e diverso di vivere le vacanze. Non l’hanno di certo inventato loro, ma hanno capito che nel mondo la domanda di questo tipo di viaggi aumenta e quindi bisognerebbe creare un’offerta, o meglio, andrebbe “pacchettizzata”. «L’offerta dei percorsi enogastronomici in Sardegna è molto forte ma anche frammentata – riprendono i due – e per andare a visitare un luogo di nicchia hai necessità di armarti di una vecchia cartina. E quindi c’è un patrimonio di tradizioni da mettere in rete».
Per Davide e Riccardo farcela non significa soltanto trovare un’occupazione per loro e per i futuri collaboratori di cui avrà bisogno la piattaforma: «Se funzionerà sarà un segno di speranza per quelli che come noi vorrebbe provarci ma non se la sentono».
Il prossimo passo sarà la costituzione dell’azienda, la pubblicizzazione della piattaforma e la caccia agli investitori. (salv.santoni)