La Nuova Sardegna

Allarme siccità nell’isola mai piogge così scarse dal 1922

Allarme siccità nell’isola mai piogge così scarse dal 1922

Emergenza nella Nurra: invasi sotto il 30%. Preoccupano i bacini di Temo, Cuga e Bidighinzu Coldiretti: «È un’annata disastrosa, sono a rischio la produzione agricola e il comparto zootecnico»

16 maggio 2017
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SASSARI. L’estate è alle porte mentre l’inverno più nevoso degli ultimi anni è appena andato in archivio. Eppure, in Sardegna è già scattata l’emergenze siccità. I rischi più gravi, segnalati da Coldiretti, li corre la zona nord occidentale dell’isola. Nella Nurra, infatti, preoccupano i dati registrati dal distretto idrografico della Sardegna che ha rilevato una quota di precipitazioni che non ha eguali a quando sono iniziate le misurazioni di questo tipo, cioè dal 1922. In altre parole, nella Nurra le piogge non erano così scarse da almeno 95 anni. E la situazione degli invasi dimostra la delicatezza dell’argomento: i bacini del Temo, del Cuga e del Bidighinzu sono già in crisi. Gli invasi, a oggi, contengono 33 milioni di metri cubi d’acqua, il 30 per cento circa del volume autorizzato. Un dato preoccupante non solo per la prossima stagione irrigua ma anche per il pieno approvvigionamento idropotabile. I livelli d’acqua presenti nel Temo sono così bassi che dall’alveo del bacino è riemerso un sito archeologico sommerso dalle acque mentre nel Cuga sono riaffiorate delle vecchie tubature.

«Il fenomeno della siccità in Sardegna è ciclico – afferma il direttore della Coldiretti Sassari e Gallura, Ermanno Mazzetti – che non risparmia nessun distretto consortile. Quest’anno l’assenza di precipitazioni si è concentrata sulla Nurra e le riserve d’acqua dei tre bacini più importanti sono in continua diminuzione. Per trovare dati peggiori di quelli attuali bisogna tornare al triennio 1998/1999/2000, quando i volumi oscillavano tra i 28 e i 17 milioni di metri cubi». A pagare le conseguenze di un’annata così siccitosa sono soprattutto gli imprenditori agricoli che da gennaio lottano contro i terreni secchi. Cereali, carciofi, mais ed erba medica sono le colture maggiormente a rischio mentre gli allevatori faticano a dare da mangiare agli animali. In queste condizioni è difficile anche programmare la produzione estiva, la risorsa idrica invasata è talmente poca che si rischia di mettere a dimora colture che nel periodo estivo potrebbero non avere acqua a sufficienza, con perdite economiche difficilmente sostenibili.

«Stiamo vivendo un’annata disastrosa caratterizzata da fenomeni climatici opposti – aggiunge il presidente della Coldiretti Sassari, Battista Cualbu –. Nel periodo invernale ci sono state pochissime precipitazioni e le nevicate che hanno permesso agli altri bacini di rigenerarsi non hanno interessato la Nurra mentre in primavera le gelate notturne hanno generato escursioni termiche di oltre venti gradi che hanno bruciato le colture. La siccità sta soffocando sia la produzione agricola sia il comparto zootecnico: oltre al calo nella produzione del latte gli allevatori fanno fatica a trovare il foraggio per il bestiame».

Nel resto della Sardegna, soprattutto nei pressi dei grandi bacini del Tirso, del Coghinas e del Flumendosa, la situazione è decisamente meno critica ma le zone non raggiunte dalla condotte potrebbero comunque soffrire l’assenza di risorse idriche. Le previsioni, poi, annunciano un’estate particolarmente arida.

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