La Nuova Sardegna

Il clandestino che Loceri vuole salvare

di Giusy Ferreli

Da 7 anni Pietro, albanese, vive integrato in Ogliastra. Ma senza un lavoro regolare rischia l’espulsione: il paese si mobilita

14 maggio 2017
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LOCERI. «Piacere, mi chiamo Pietro. Sono albanese e clandestino, ma qui a Loceri mi sento a casa». Si presenta così Qazim Ruscai, per tutti Pietro, l'immigrato fermato qualche giorno fa dai carabinieri del Nucleo radiomobile di Lanusei e denunciato perché si trova illegalmente sul territorio nazionale. Entro il 15 maggio dovrà presentarsi all'ufficio immigrazione della Questura di Nuoro per regolarizzare la sua posizione. Qazim Pietro da 7 anni vive nel piccolo centro ogliastrino che ora si mobilita per dargli una mano. «So di essere nel torto ma vorrei riuscire a regolarizzare la mia posizione» racconta l'uomo. La sua storia è simile a quella di tanti connazionali che arrivarono, a ondate, in un'Italia impreparata ad accoglierli.

Anche Pietro era a bordo di una di quelle carrette del mare che, nel 1991, mollarono gli ormeggi dai porti albanesi per approdare in Puglia. Aveva 30 anni, una moglie e due figli piccolissimi che rimasero a Valona. «In Albania non c'era lavoro – racconta – sono dovuto venire qui da voi a cercare fortuna». Una vita che da allora in poi trascorre tra Siena (dove rimedia un decreto di espulsione) Roma e Viterbo, in cerca di un'occupazione regolare che non arriva.

Rappresenta l'altra faccia dell'immigrazione illegale, quella che non delinque ma trova il sistema di sopravvivere. A Loceri, dove arriva nel 2010, non rimane con le mani in mano. Operaio tuttofare si arrangia come può: piccoli lavori in edilizia, giardinaggio e interventi di manutenzione. È benvoluto e stimato da tutti. Mercoledì pomeriggio era in piazza di chiesa per dare una mano a montare il palco dei festeggiamenti in onore di San Bachisio e San Sergio, in programma. I giovani del comitato lo hanno nominato vice presidente ad honorem. Il presidente Stefano Lecca si spende in prima persona. «Si è sempre comportato in maniera irreprensibile e cercheremo di fare il possibile per rimediare un contratto regolare che gli consenta di rimanere in Italia». La notizia del rischio di espulsione è arrivata come una doccia fredda in paese. E a chi gli chiede perché in questo tempo non ha sistemato dà la sua versione: «Ci vogliono soldi, avvocati e qualcuno che ti faccia un contratto regolare, a me questa occasione non è capitata. Il denaro ho preferito spedirlo alla mia famiglia». E ancora: «Mi sono trovato bene e spero che anche mia moglie possa trovare un lavoro qui e riunire la famiglia»: Valentina fa la badante a Taranto ma ha regolarizzato la sua posizione. Uno dei figli vive a Roma, l’altro in Albania.

La vicenda è rimbalzata anche in Municipio. «Non sapevamo che Pietro non fosse in regola – dice il sindaco Roberto Uda –, da parte nostra c'è il massimo rispetto per le leggi italiane, ma spero che possa risolvere il problema e rimanere con noi: fa parte della nostra comunità».

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