La Nuova Sardegna

Insula, piattaforma tutta sarda che lancia nuove start up

di Claudio Zoccheddu
Insula, piattaforma tutta sarda che lancia nuove start up

La creatura del Cipnes esordisce a Milano alla fiera internazionale Tuttofood In vetrina nel regno dell’enogastronomia il top delle produzioni agroalimentari

10 maggio 2017
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INVIATO A MILANO. Carne, salumi, vino, formaggio, latte e ortofrutta sardi nella babele del gusto. Il viaggio di Insula parte dal TuttoFood di Milano, la fiera internazionale del cibo e delle bevande che ha portato in Lombardia la migliore produzione enogastronomica mondiale. Il palcoscenico ideale per i primi passi di una piattaforma nata per aiutare la crescita delle start up isolane e che ha nel suo giovane albero genealogico il Dna di una regione pronta a scommettere sulla qualità di prodotti millenari.

Cibo e centenari. Una caratteristica che Insula, costola del Consorzio industriale di Olbia aperta verso l'innovazione e la cooperazione, porta scolpita nella denominazione inglese scelta per affrontare i mercati stranieri: “Sardinia longevity world”. E il mondo della longevità non può che essere l'isola dei centenari, paradiso turistico e fucina di bontà da scoprire anche nello stand dove lavorano due chef sardi, Pierluigi Fais e Davide Bonu, e dove il pane carasau con un pizzico d'olio d'oliva è il biglietto da visita più efficace. Chi vuole approfondire la conoscenza, poi, può gustare piatti articolati e gustosi, come i culurgiones e l'agnello arrosto.

Industria senza fabbriche. Nella fiera che due anni fa ha ospitato l'Expo, la neonata piattaforma di marketing territoriale ha già fatto esultare i palati dei buongustai di tutto il mondo. Il primo giorno, nello stand del padiglione numero 10, sono stati offerti cinquecento assaggi delle migliori produzioni isolane. Un successo celebrato durante la presentazione dell'iniziativa: «Siamo qua per far conoscere i nostri prodotti – spiega Mario Gattu, presidente del Cipnes, il Consorzio industriale provinciale del nord est – perché la Sardegna deve sviluppare un'industria che non ha bisogno di fabbriche. Dobbiamo scommettere sull'agroalimentare per ridare il lavoro a chi lo ha perso e per dare una prospettiva ai giovani». «Insula è un’occasione per l’intera Sardegna – afferma il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi – nella quale nascono ottimi prodotti agroalimentari. Ma è opportuno lavorare tutti insieme e fare ciascuno la propria parte se si vogliono mettere a frutto le grandi qualità dell’isola».

Sapere raccontare. Massimo Masia, project manager di Insula, ha scelto un approccio da venditore: «Dobbiamo uscire dalla negatività. Per farlo dobbiamo cancellare il tasso di disoccupazione giovanile e la nostra iniziativa può dare una mano perché Insula è un hub, una piattaforma, la quale ha la missione di accogliere e aggregare un sistema produttivo che deve essere raccontato al mondo. L'agroalimentare sardo è sconosciuto, si perde nel calderone del made in Italy e ottiene poco o nulla. Dobbiamo far capire al mondo che non siamo solo l'isola delle vacanze e per farlo dobbiamo utilizzare le nostre risorse. È impensabile che su ventiquattromila chilometri quadrati di superficie agricola solo il trentasette per cento sia messo a sistema». Insula proverà a dare una mano: «per adesso rappresentiamo 52 aziende ma contiamo di crescere e nei prossimi 24 mesi saremo in giro per il mondo a promuovere la Sardegna», conclude Masia. La fiera di Milano, infatti, è solo la prima tappa: Insula sarà protagonista nelle esposizioni alimentari di Colonia, New York, Dubai, San Francisco e Parigi.

La Regione. A salutare la nascita del nuovo hub enogastronomico c'era anche l'assessore regionale dell'Agricoltura, Pier Luigi Caria: «Insula è un'iniziativa unica nel suo genere. La considero una start up che può propagandare le nostre produzioni nel mondo. Una missione importante perché adesso è arrivato il tempo di aggredire il mercato e la Regione, nonostante qualche difficoltà, è al fianco di chi prova nuove idee e lo ha dimostrato stanziando fondi, come i tre milioni di euro per il pecorino, e accelerando la distribuzione dei fondi del Psr».

Qualità e numeri. Se fosse un giochino psicologico, però, il bicchiere dell'assessore Caria, sarebbe comunque mezzo pieno: «Stiamo superando le divisioni e i numero ci danno ragione. Il sessantacinque per cento del pecorino romano italiano viene prodotto in Sardegna e anche il quarantatrè per cento del latte caprino è di origine sarda. Significa che abbiamo anche i numeri oltre alla qualità».

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