La Nuova Sardegna

Fenomeno “wedding” in Sardegna per dire sì

di Silvia Sanna
Fenomeno “wedding” in Sardegna per dire sì

Gli stranieri scelgono le coste ma anche l’interno. E la stagione si allunga

08 maggio 2017
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SASSARI. Fenomeno wedding. Ecco l’arma in più per allungare la stagione: perché chi sceglie la Sardegna per il giorno più bello non guarda il calendario. Matrimoni tutto l’anno o quasi: e non solo al mare, sulla spiaggia, sulla terrazza di un hotel extra lusso. Per pronunciare il sì ci sono altre location, meno glamour ma più poetiche: un faro, una grotta, un pozzo sacro, i filari di un vigneto baciato dal sole. I più originali sono gli stranieri, quelli che la Sardegna la conoscono in vacanza e ci lasciano un pezzetto di cuore. Non è la moda del momento, una tendenza passeggera: al contrario, il turismo matrimoniale è un trend sul quale puntare. Lo dicono i numeri. Quelli delle aziende che lavorano nel settore, alcune delle quali in aprile si sono messe in mostra alla Bit, la Borsa del turismo di Milano: erano 14 sul totale delle 60 aziende isolane. E lo dice anche la Regione. «Il wedding è un target di grande interesse – spiega l’assessore al Turismo Barbara Argiolas – noi ci crediamo e per questo promuoviamo la destinazione Sardegna nelle più importanti fiere internazionali del settore». Il prossimo appuntamento? Nel 2018 a Londra.

I numeri. Il giro d’affari del turismo matrimoniale in Italia si aggira intorno ai 400 milioni di euro, nell’ultimo anno sono state più di diecimila le nozze di stranieri. Tra le destinazioni preferite c’è la Sardegna. Un inizio in sordina, grazie ai primissimi wedding planner – come l’algherese Elisa Mocci che nel 2011 andò in solitudine alla Bit – poi l’esplosione. Lo dimostra il numero delle imprese che organizzano matrimoni: i wedding planner con partita Iva sono un centinaio, un’altra quarantina di attività è nata dopo il 2013 e per loro è nata la categoria “organizzazione eventi, feste, matrimoni e compleanni” che prima non c’era nell’albo delle Camere di Commercio. Perché se il wedding planner è utile per i “locali” è essenziale per chi vive dall’altra parte del mondo.

Destinazione Sardegna. Alla Bit i depliant sono andati a ruba. A metterli in valigia visitatori da tutto il mondo: dai più classici inglesi e spagnoli, ai meno tradizionali libanesi, giapponesi, thailandesi e neozelandesi. In comune hanno la passione per la Sardegna, in tasca budget diversi: c’è chi sceglie il matrimonio tradizionale, quello da massimo 30mila euro, e chi invece non bada a spese e punta sul lusso: il costo delle nozze all inclusive per 100 invitati lievita oltre i 200mila euro. Anche perché il pacchetto comprende quasi sempre due o tre giorni in albergo per gli ospiti, più i pranzi e le cene. Si capisce allora perché è lecito parlare di autentico business intorno al fenomeno wedding. Per questo i Comuni si stanno adeguando: i loro gioielli li mettono a disposizione , spesso a prezzi salati.

Le location. La Costa Smeralda, innanzitutto. Per il suo mare, le sue spiagge, le calette, l’aria extra lusso che si respira a Porto Cervo e dintorni. Ma anche Alghero, Bosa, e più all’interno la Barbagia, il fascino della montagna e dei resort rusticochic. Ma anche, un po’ a sorpresa, i boschi e le foreste: come quella di Sa Fraigada, tra Bultei e Anela. E poi l’Ogliastra, amatissima per il suo fascino selvaggio. Ancora, la riscoperta di luoghi dimenticati, quasi sempre custodi di profondi ricordi. In questi casi, si tratta quasi sempre di un ritorno: lo sposo o la sposa ha origini sarde, proviene da un piccolo paese e lì decide di celebrare le sue nozze, intermezzo nostalgico in una vita trascorsa all’estero.

La Regione. È una sfida da affrontare preparati, dice l’assessore al Turismo Barbara Argiolas. «Per questo serve una sinergia tra i soggetti coinvolti. La Regione è pronta a fare da cabina di regia per promuovere la destinazione Sardegna in tutto il mondo. Nei prossimi mesi – annuncia l’assessore – inviteremo tour operator specializzati in matrimoni e parteciperemo a una importante fiera di Londra. È fondamentale lavorare qui per offrire un prodotto eccellente». L’assessore sottolinea il ruolo dei Comuni: «Alcuni si stanno adeguando, attraverso regolamenti sull’utilizzo delle location. È necessario formare il personale, fare in modo che sia preparato per istruire le pratiche, per rapportarsi con sposi stranieri. I wedding planner devono essere preparatissimi, i servizi – dalla torta agli addobbi – curati in ogni dettaglio». Si può fare, anzi si deve fare, dice l’assessore Argiolas, «perché il wedding è un mercato di nicchia che può dare enormi soddisfazioni».

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