La Nuova Sardegna

Emergenza tra i giovani uno su 2 non ha un impiego

di Alessandro Pirina
Emergenza tra i giovani uno su 2 non ha un impiego

In Sardegna la disoccupazione è il doppio della media Ue. Sassari in coda

01 maggio 2017
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SASSARI. Da anni il Primo maggio celebra il lavoro che non c’è. Una “festa” che purtroppo è particolarmente sentita in Sardegna, dove il numero dei disoccupati è il doppio della media europea. Lo ha annunciato pochi giorni fa l’Eurostat: il tasso di disoccupazione è al 17,3 per cento contro l’8,6. Numeri negativi, ma migliori del resto del Mezzogiorno: in Calabria un abitante su quattro è disoccupato. Ma la situazione precipita quando si parla di giovani. La Sardegna, infatti, ha il sesto peggior risultato d’Europa, con il 56,3 per cento dei giovani tra i 15 e i 24 anni senza lavoro. Ma anche in questo caso la Calabria riesce a fare di peggio: a Catanzaro la disoccupazione giovanile sfiora il 59 per cento. Più drammatici solo i dati delle due enclave spagnole in terra d’Africa, Ceuta e Melilla, dove i senza lavoro sono rispettivamente il 69,1 e il 63,3 per cento.

Il caso Medio Campidano. Tra le province la situazione più difficile si registra nel Medio Campidano, dove secondo il report dell’Osservatorio dei consulenti del lavoro, il numero dei disoccupati tocca quota 27,8 per cento. Il secondo peggior risultato d’Italia dopo Crotone, leader negativa con il 28,3. Nello stesso report la provincia tra Cagliari e Oristano viene indicata come la provincia sarda con gli stipendi più alti, addirittura la seconda del Mezzogiorno. Ma evidentemente nel Medio Campidano vengono emesse poche buste paga, ma sono più alte rispetto al resto dell’isola.

Le altre province. Sassari conta più di un disoccupato ogni 5 abitanti. La provincia, infatti, è all’11esimo posto a livello nazionale con il 21,9 per cento di residenti senza una occupazione. Al 16esimo posto c’è il Sulcis Iglesiente, a quota 20,6 per cento, e al 18esimo Oristano, al 19,8. Il resto dell’isola occupa posizioni migliori: Cagliari 35esima con il 14,3 per cento di disoccupati, Olbia Tempio 40esima al 13,1, Nuoro 43esima al 12,7. La situazione più rosea in Ogliastra, con una disoccupazione al 12,2, anche se Lanusei e Tortolì “vantano” i terzi stipendi più bassi d’Italia.

Dramma giovani. Lo scenario diventa a tinte ancora più fosche quando si parla di giovani tra i 15 e i 24 anni. Nel Medio Campidano il 71,7 per cento dei ragazzi non ha un lavoro. Il risultato peggiore d’Italia. Ma il resto dell’isola non se la passa meglio. Nella top ten della disoccupazione giovanile ci sono anche Oristano (quinta con il 63,7 per cento dei giovani disoccupati), Sassari (settima al 61,4), Cagliari (ottava al 61,3) e Carbonia Iglesias (nona al 59,8). Va molto meglio a Nuoro, Tortolì e Olbia, che si trovano a metà classifica con un tasso di disoccupazione giovanile intorno al 35 per cento.

I Neet. Ancora più preoccupante il numero dei giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavora né studia né frequenta corsi di formazione. I cosiddetti Neet. Anche in questo caso il Medio Campidano vanta il primato negativo nazionale, con una percentuale del 46,2, aumentata in un anno del 10 per cento. Male anche il Sulcis Iglesiente (38,2 per cento e settima in Italia). I risultati migliori in Gallura e a Cagliari, dove i giovani del tutto inattivi sono rispettivamente il 27,4 e il 25,3 per cento.

Cisl all’attacco. Sull’emergenza lavoro nell’isola interviene il segretario della Cisl, Ignazio Ganga. «Noi siamo con i 450 mila disoccupati e inoccupati che caratterizzano il mercato del lavoro isolano, siamo preoccupata per gli 81mila sardi Neet che non lavorano e non studiano, per il declino particolarmente accentuato nel settore industriale, per il 56 per cento della disoccupazione giovanile – dice Ganga –. Per migliorare la situazione è essenziale in Sardegna una grande stagione di innovazione istituzionale, produttiva, culturale nella quale non basterà riformare, ma si dovrà trasformare. La Sardegna guarda con ansia al futuro di troppi lavoratori delle aziende in crisi che attendono, a partire dalle vertenze più delicate, segni di speranza. Sono troppe le vertenze inevase che aspettano la giusta soluzione».

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