La Nuova Sardegna

Pomodori

Con il marchio “Io sono sardo” la differenza la farà la qualità

DALL’INVIATO. All’inizio – nel 2011 – erano appena 500 quintali l’anno. Oggi, i pomodori che finiscono sotto il marchio “Io sono sardo” sono ventimila quintali l’anno, e le proiezioni per il futuro...

30 aprile 2017
2 MINUTI DI LETTURA





DALL’INVIATO. All’inizio – nel 2011 – erano appena 500 quintali l’anno. Oggi, i pomodori che finiscono sotto il marchio “Io sono sardo” sono ventimila quintali l’anno, e le proiezioni per il futuro parlano chiaro: la differenza, sotto il profilo della remunerazione, la farà la qualità. Ad Arborea c’è anche l’Associazione regionale produttori agricoli della Sardegna che nel campo dei pomodori, sostenuta da Coldiretti, ha avviato un discorso di differenziazione.

Priamo Picci di Serramanna è il presidente dell’Associazione. «In questo momento il fatturato è di circa 700mila euro l’anno, ma abbiamo intenzione di crescere e soprattutto di estendere il concetto di qualità anche ad altre produzioni: carciofi, melanzane, meloni». Il settore dei pomodori nell’isola ha numeri dimezzati rispetto agli anni ’80, quando la produzione era di circa 700mila quintali l’anno. Ora se ne producono 350mila, il 65 per cento delle aziende è nell’Oristanese, il resto nel Cagliaritano. Tutto confluisce nella Casar, i pomodori vengono pagati 12 euro al quintale più Iva. «Prezzo bloccato da tre anni, ma i costi sono saliti del 5 per cento ogni anno». I conti si fanno in fretta, per stare sul mercato bisogna puntare su un prodotto di alta qualità e riconoscibile.

«I pomodori che vengono utilizzati per il marchio “Io sono sardo” si producono con una qualità di seme, la Creso, selezionatissima. Sono più dolci, il prodotto ha una resa maggiore. È questo il valore aggiunto che si può dare, e si deve dare», dice Picci. Si tratta di stipulare un nuovo patto di qualità con i consumatori; per chi produce, il vantaggio è ottenere una remunerazione più alta del prodotto, che può arrivare anche a 4 euro in più al quintale. «La strada è questa, bisogna fare un discorso con i produttori e andare anche oltre i pomodori». È l’agricoltura di qualità, non a caso è Arborea il luogo d’elezione in cui discuterne.(simonetta selloni)

In Primo Piano
Politica

Regione, la giunta Todde annulla la delibera per la costruzione di quattro nuovi ospedali

Le nostre iniziative