La Nuova Sardegna

Sclerosi multipla e lupus: ricerca sarda dà speranze

di Giovanni Bua
Sclerosi multipla e lupus: ricerca sarda dà speranze

Il pool internazionale è coordinato da Francesco Cucca, dell’università di Sassari Lo studio sulla genetica è stato pubblicato dal New England Journal of Medicine

28 aprile 2017
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Ha un cuore sassarese la nuova speranza di lotta contro la sclerosi multipla e il lupus. Dopo sei anni di studi, passati sequenziando l’intero genoma di migliaia di individui sani e malati, in gran parte sardi, il pool internazionale di ricercatori coordinato da Francesco Cucca, professore di genetica medica dell’università di Sassari, ha svelato per la prima volta un importante meccanismo biologico che predispone alcuni soggetti a queste malattie, gettando le basi per nuove terapie personalizzate e per lo sviluppo di nuovi farmaci.

A far saltare sulla sedia gli scienziati, il lavoro è stato condotto dall’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr di cui Cucca è direttore, e dall’ateneo turritano e cofinanziato dalla Fondazione italiana sclerosi multipla, l’individuazione di un nesso di causa-effetto diretto tra la particolare forma di un gene che presiede alla sintesi di una proteina con importanti funzioni immunologiche (il Tnfsf13B) e il rischio di sviluppare le due patologie. Un evento rarissimo in studi di questo genere che ha attirato l’attenzione del New England Journal of Medicine, la più antica e prestigiosa rivista di medicina al mondo, che alla ricerca del team italiano ha dedicato l’editoriale dell’ultimo numero pubblicato ieri.

«Sclerosi multipla e lupus eritematoso sistemico sono malattie multifattoriali – spiega Francesco Cucca – in cui il processo autoimmune è determinato dall’azione congiunta di diversi fattori genetici e ambientali. Più le cause di questo processo sono conosciute, più diventa facile comprendere i meccanismi biologici alla loro base e identificare i corretti bersagli terapeutici, creando anche le premesse per capire a quali individui debbano essere somministrati i farmaci».

Il sistema immunitario è costituito da centinaia di cellule e molecole e non è semplice stabilire quali siano implicate nel rischio di sviluppare determinate malattie. «Per lungo tempo si è ritenuto che i linfociti T fossero le cellule primariamente coinvolte nella Sm – prosegue il direttore dell’Irgb-Cnr – . Oggi, anche grazie a questo studio, emerge un ruolo primario dei linfociti B in questa patologia. Cellule immuni che normalmente ci difendono da certi tipi di microbi ma che, in qualche caso, possono diventare il nemico».

Lo studio, firmato anche da Maristella Steri, Valeria Orrù e Maria Laura Idda, è dedicato alla memoria di Giulio Rosati, neurologo e storico preside di Medicina, che fu anche uno degli autori della ricerca.

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative