La Nuova Sardegna

«La Difesa devasta Capo Caccia con le ruspe»

«La Difesa devasta Capo Caccia con le ruspe»

Il deputato Mauro Pili all’attacco: «C’è un vincolo paesaggistico e la Regione sta in silenzio»

28 aprile 2017
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ALGHERO. «Una ferita profonda al cuore di uno dei paesaggi più suggestivi del mondo. Capo Caccia è stato sventrato a colpi di ruspa per realizzare un’inutile strada funzionale solo a buttare soldi e distruggere un paesaggio unico nel suo genere». Il deputato Mauro Pili di nuovo all’attacco della Marina militare. Sull’argomento il leader di Unidos ha presentato una interrogazione ai ministeri della Difesa e dell’Ambiente e annuncia per questo pomeriggio alle 17 una visita ispettiva nel sito. «Una strada a servizio privato della sola Marina Militare che gestisce un faro da sempre gestito senza bisogno di strade ulteriori – attacca Pili. Nel silenzio generale di istituzioni e amministratori in queste ore lo scempio si sta consumando con l’asfalto della strada dopo la devastazione del fronte mare più fotografato della riviera del corallo. Un permesso a costruire del luglio 2015 consumato in questi giorni a colpi di ruspe devastatrici e poi, con altri mezzi, l’asfalto in quell’area a tutela integrale. Cosa sarebbe successo se non ci fosse stata la tutela massima? Chiunque abbia rilasciato quella concessione ha commesso un atto grave contro l’ambiente e il paesaggio».

Pili accusa il ministero della Difesa di avere del tutto ignorato i vincoli di quell’area. «Il ministro Pinotti deve rispondere di questo nuovo sfregio ai danni del paesaggio della Sardegna. La Regione deve denunciare i responsabili per disastro ambientale e paesaggistico e perseguire le eventuali responsabilità interne al suo apparato. È stato omesso da tutti che quell’area è tutelata da un vincolo paesaggistico integrale e che la stessa fascia dei 300 metri dalla battigia marina è sottoposta a un sistema di tutele integrali. Un’area ad elevatissima sensibilità ambientale. Si tratta di un intervento totalmente fuorilegge che viola tutte le norme vigenti e che aggredisce in modo irreparabile il paesaggio di quello scenario unico. È inaccettabile che lo Stato, l’arroganza del ministero della Difesa, abbiano devastato in questo modo uno dei cimeli ambientali più pregiati della Sardegna. Chi ha devastato quell’area deve essere perseguito senza se e senza ma. Se un privato cittadino avesse realizzato un tale scempio sarebbe da tempo nelle patrie galere. Il ministero della Difesa – conclude Pili – continua a godere di un’impunità totale che gli consente di sfregiare la Sardegna in modo grave e irrecuperabile. Il silenzio della Regione e di coloro che avevano il compito di tutelare quell’area è di una gravità inaudita. Un fatto di una gravità inaudita che non può e non deve restare impunito».

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