La Nuova Sardegna

Uras in Senato: l’Insar va chiusa

di Alessandra Sallemi
Uras in Senato: l’Insar va chiusa

Nuova interpellanza del parlamentare sulla società di proprietà pubblica

25 aprile 2017
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CAGLIARI. Il caso Insar torna in Senato nell’interpellanza presentata da Luciano Uras di Campo Progressista (siede nel Gruppo misto) ai ministri del Lavoro e dell’Economia. Il senatore elenca i problemi emersi nei tre anni di gestione da parte del cda nominato a fine mandato dall’ex governatore di centrodestra Ugo Cappellacci e conclude chiedendo se il Governo, d’intesa con la Regione, non intenda sopprimere l’Insar il cui campo di attività, tra le altre cose, è ormai di intera competenza dell’Aspal, l’Agenzia per lo sviluppo delle politiche attive del lavoro che ha un organico di 800 dipendenti. Di fatto l’Insar appare come un doppione, con l’aggravante di essere finito più volte all’attenzione di politici e sindacalisti per la mancanza di risultati abbinata a un eccessivo ricorso a consulenze esterne le quali, peraltro, risulta sarebbero state affidate spesso alle stesse persone e al di fuori di procedure di evidenza pubblica.

A fronte del gran numero di consulenze, secondo gli osservatori politici e sindacali, Insar non avrebbe prodotto gli stimoli alla piccola e media impresa che erano la missione dei due bandi ben finanziati dalla mano pubblica. Non solo: entrando nel dettaglio dell’operato di Insar, la società di proprietà della Regione e del ministero dell’Economia attraverso l’ex Italia Lavoro, non avrebbe mai condotto verifiche sulla composizione societaria delle imprese partecipanti in modo da escludere che qualcuna avesse già beneficiato di contributi pubblici, non si sarebbe curata di accertare che i tirocinii avviati nelle aziende (pagati dalla Regione) rispondessero ai criteri del protocollo d’intesa firmato con la Regione stessa e che, soprattutto, dopo il periodo di lavoro a costo zero, le aziende assumessero almeno parte di quel personale. Gli accertamenti condotti anche attraverso l’analisi delle informazioni contenute sul sito web dell’Insar dimostrano che l’amministratore delegato si sarebbe sempre autonominato responsabile dei bandi, assommando quindi in sé il ruolo di controllore e di controllato. Alcuni mesi fa l’assessorato regionale al Lavoro era intervenuto nella polemica annunciando che era «imminente» il rinnovo dei componenti del consiglio di amministrazione, circostanza legata alla presentazione del bilancio 2016 che sarebbe dovuta avvenire entro marzo 2017. Ma il documento ancora non è stato licenziato cosicché consiglio di amministrazione e amministratore delegato vanno avanti in un regime di proroga di fatto. La situazione dell’Insar ha richiamato almeno due volte l’attenzione del consiglio regionale e sul mancato ricambio nei vertici si pronuncia Francesco Agus, consigliere di Campo Progressista: «Il manager (l’ad, Antonello Melis) sta andando avanti oltre la scadenza del suo mandato, ed è una situazione assurda se si pensa per esempio alla velocità con cui tre anni fa si sostituì il direttore della Conservatoria delle coste. Invece oggi, di fronte a evidenti errori di gestione, la giunta regionale tollera l’intollerabile»

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