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A Tortolì un ristorante in classe aperto tre giorni alla settimana

 A Tortolì un ristorante in classe aperto tre giorni alla settimana

SASSARI. Un esempio virtuoso di alternanza tra scuola e lavoro potrebbe essere quello offerto ai suoi studenti dall’istituto professionale di Tortolì. Il preside Giambattista Usai, e i professori...

24 aprile 2017
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SASSARI. Un esempio virtuoso di alternanza tra scuola e lavoro potrebbe essere quello offerto ai suoi studenti dall’istituto professionale di Tortolì.

Il preside Giambattista Usai, e i professori Luca Marongiu e Fabrizio Murru, hanno allestito un ristorante didattico. L’idea è semplice ma decisamente funzionale al percorso di studi: far lavorare i ragazzi dentro la scuola aprendo l’istituto, per tre giorni ogni settimana, ai clienti. Il ristorante si trova in via Santa Chiara, a ridosso dello stabile principale dell’istituto, ed è aperto il mercoledì, il giovedì e il venerdì, dalle 13 alle 14.

«Il ristorante didattico è una struttura aperta al pubblico su prenotazione che ha la particolarità di fornire una dettagliata illustrazione del menu, dei prodotti che lo compongono e delle tecniche di preparazione dei piatti che saranno degustati – spiegano dalla scuola alberghiera di Tortolì –. È un’iniziativa didattica del nostro istituto che è nata per proporre agli alunni un’opportunità formativa che sia il più possibile vicina alla realtà di una moderna azienda ristorativa». Le esercitazioni in sala, con clienti veri, sono coordinate dai docenti delle materie tecniche e di quelle pratiche. Una formazione al riparo dallo sfruttamento che potrebbe rappresentare l’elite dei progetti sardi.

Dall’altro lato della barricata, invece, aveva fatto scuola il caso degli studenti del liceo classico Siotto di Cagliari che erano stati spediti a fare esperienza alla Saras. Una scelta discutibile per chi studia materie umanistiche e si è trovato, anche se solo per tre giorni, a fare “esperienza” in un impianto che ogni anno raffina 15 milioni di tonnellate di petrolio grezzo. Platone, in effetti, diceva che una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta ma far provare il lavoro in un oleodotto a studenti che prediligono gli studi classici è forse un po’ troppo. E un’esperienza di questo tipo è difficile da catalogare anche all’interno del pacchetto di abilità dello studente definite dai docenti 2.0 come “soft skills”, o competenze trasversali, che vanno di moda negli ambienti della nuova scuola. Si tratta della fusione delle capacità di lavorare in gruppo e di applicare il problem solving, ovvero le tecniche e le metodologie utilizzate per l’analisi e la soluzione di un problema. Un pacchetto di competenze che aiuta gli studenti ad affrontare il futuro con cognizione di causa. Per agevolare le abilità, e poter poi mettere in mostra una buona preparazione di base, ci si può affidare agli esempi virtuosi di alternanza tra scuola e lavoro. (c.z.)

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