La Nuova Sardegna

«Il 25 Aprile? Sa die de sa Sartiglia». Gli studenti “litigano” con la storia

di Stefania Vatieri
«Il 25 Aprile? Sa die de sa Sartiglia». Gli studenti “litigano” con la storia

Viaggio a Nuoro negli istituti superiori: grande confusione sul ventennio fascista e la Resistenza I meno preparati nelle prime classi. Sotto accusa la scuola: «Per farci un’idea imparziale c’è internet»

23 aprile 2017
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NUORO. Delle guerre puniche sanno ogni dettaglio, conoscono bene anche le vicissitudini dell'impero romano, e se la cavano a grandi linee anche con date e personaggi del Congresso di Vienna. Ma della storia con la esse maiuscola, quella che ha reso celebre il XX secolo ricco di avvenimenti come la Resistenza e la Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo, gli studenti dei licei nuoresi hanno solo una vaga idea confusa e spesso sbagliata. E nonostante le celebrazioni del 25 aprile – giorno della Liberazione d'Italia dall'occupazione nazista e dal governo fascista – siano a un passo, c'è chi tra il popolo dei liceali barbaricini confonde ancora, all'ultimo anno di liceo, il 25 aprile con Sa die de sa Sardigna, celebrata tre giorni più tardi, e spesso ribattezzata da alcuni studenti in tilt “Sa die de sa Sartiglia”, dunque una celebrazione nazionale della famosa festa oristanese.

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Idee confuse. Ma i veri problemi emergono tra gli studenti delle classi prime, seconde e terze liceo. La maggior parte, alla domanda cosa si festeggia il 25 aprile non risponde affatto, accennando un sorriso di vergogna. Altri, i più impavidi, scaricano la patata bollente al programma scolastico e ai professori, accusati di non aver mai parlato dell'argomento. Una originale rivisitazione della storia ce la propone invece Antonio, un alunno al secondo anno del liceo Scientifico "Enrico Fermi". Secondo lui la Costituzione sarebbe una modifica dello Statuto Albertino, con due o tre articoli in più «ad esempio il primo, l'Italia è un paese fondato sul lavoro», spiega Antonio, aggiungendo che fu il re in persona a scriverla. Per i giovani studenti dell'Atene sarda dunque il mito dei partigiani sarebbe morto e sepolto e i valori della Resistenza relegati a un passato remoto.

Maturandi preparati. Ma non tutto è perduto. A sentire alcuni alunni delle classi quinte distribuiti nei vari licei della città un barlume di speranza sembra ancora esserci. Tra i maturandi del liceo musicale "Sebastiano Satta" ad esempio c'è una buona conoscenza della storia recente del paese e hanno persino un'opinione chiara di quanto accaduto in Italia durante il fascismo, nonostante non lo abbiano ancora studiato. «Mi sono interessata all'argomento leggendo vari libri, l'ultimo si intitola "Il sangue dei vinti" di Giampaolo Pansa– spiega Giulia Bichisau, una studentessa della 5 B les–. Personalmente non considero i partigiani degli eroi, perché anche loro come i fascisti si sono macchiati di crimini vergognosi con esecuzioni sommarie nei giorni successivi alla Liberazione». «Ma questo lato oscuro della Liberazione nei libri e dai docenti non emerge mai – aggiungono Aurora Pes e Roberto Atzei, delle classi 5 B les e 5 C lsu – Queste cose se non ti documenti da solo non le saprai mai. La storia nelle scuole è insegnata male, non ci sentiamo formati». Per loro la soluzione è quella di dedicare un'ora alla settimana alla lettura dei quotidiani e all'approfondimento di alcuni temi poco o per niente presenti nei programmi ministeriali.

Cultura fai da te. Per gli studenti dell'Istituto tecnico commerciale "Chironi", promossi a pieni voti in storia del ventesimo secolo e fenomenali con le date (non ne hanno sbagliato neanche una), la "cura" sta nell'arricchire la propria cultura generale in totale autonomia grazie ai mezzi informatici. "«Ognuno dovrebbe approfondire i temi che più hanno contraddistinto la storia– spiegano Luca Pisanu, Emanuele Carta e Marco Vargiu –. Non ci fidiamo molto della televisione, crediamo che attualmente internet sia lo strumento più imparziale per farsi una propria idea riguardo agli eventi –spiegano –. Ci vogliono far credere che siamo liberi, ma in realtà c'è ancora molta strada da fare».

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