La Nuova Sardegna

Sugherificio Ganau di Tempio, 79 licenziati: l’ira degli operai

di Angelo Mavuli
Sugherificio Ganau di Tempio, 79 licenziati: l’ira degli operai

Sindacato in prima linea nella difesa dei lavoratori, ma i dipendenti accusano: «Siamo stati abbandonati da tutti»

21 aprile 2017
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TEMPIO. Paura e rabbia Tempio e nell’alta Gallura per i 79 licenziamenti nel sugherificio Ganau, uno dei maggiori operatori del comparto. I licenziamenti – ai quali si aggiungono altri 10 operai, che si sono dimessi in questi giorni per giusta causa (mancata corresponsione degli stipendi) – hanno avuto l’effetto di una deflagrazione. Che tutti ipotizzavano, che tutti però speravano non avvenisse. Un pugno allo stomaco della città che toglie il respiro.

Ieri sera è trapelata la lista dei licenziati per ogni reparto. Sono 27 nel reparto taglio. 20 nel reparto selezione tappi naturali e tecnici. 5 in incollaggio e bollitura. 5 nelle spedizioni, elettricisti, sniff-test e trattamento sanificazione. 2 per il reparto, lavaggio, essicazione tappi, macinazione, pesatrici, rettifica tappi spumante, selezione elettronica tappi naturali e tecnici e timbratrici. Un operaio per ogni sezione. Una notizia che ha acceso ancor più gli animi. Gli operai ancora una volta hanno messo sotto accusa la politica regionale e locale, l’Unione dei comuni Alta Gallura e i sindacati. «Citati per ultimi – dicono gli operai – ma primi nelle responsabilità. In questi mesi di trattativa e di lotta siamo stati abbandonati a noi stessi. In altre situazioni simili, anche con meno licenziati, ad esempio alla Clea di Olbia, si sono mossi tutti. Del nostro caso, invece, nessuno si è preoccupato». «I sindacati – denunciano ancora gli operai in assemblea – si sono comportati ancora peggio, affidando la vertenza a esponenti sindacali di categoria anziché richiamare l’attenzione dei vertici regionali».

D’accordo sia con gli operai che con gli imprenditori si schiera invece un sacerdote, don Antonio Addis, che per esperienza diretta conosce il mondo operaio. «È una vergogna, afferma il prete, rivolgendosi alle forze politiche e ai sindacati a livello locale e regionale, hanno lasciato soli gli operai e gli stessi imprenditori».

La contestazione è fortissima, ma il sindacato non si tira indietro. Non Luisa Di Lorenzo, segretario generale della Cgil gallurese: «Questi licenziamenti per la Gallura già in crisi diventano adesso un problema sociale». Il segretario assicura l’impegno della Cgil «per mettere in campo qualsiasi azione tesa quanto meno a ridurre al minimo il numero degli esuberi che appaiono eccessivi». Molti interventi preoccupati giungono dall’opposizione in consiglio comunale. È il caso di Monica Liguori e Daniele Carbini di Tempio Libera. Ed è anche il caso del gruppo consiliare Ripensare Tempio che ricorda «il suo inascoltato tentativo per coinvolgere in una un’azione politica tutti i comuni del distretto del sughero». «Quanto era prevedibile si sta avverando – aggiunge Ripensare Tempio – nonostante l'erogazione di finanziamenti pubblici consistenti, 90 dipendenti della ditta Ganau rischiano di perdere il lavoro in seguito alla necessità dell'azienda di procedere a una ristrutturazione della produzione industriale. Il tutto nella indifferenza delle istituzioni e di gran parte dei partiti politici di maggioranza e minoranza della nostra città. Il nostro gruppo aveva richiedendo in modo ufficiale la convocazione di un consiglio comunale aperto per discutere e affrontare il problema relativo alla crisi del settore sughericolo e in particolare dell'azienda Ganau. Questa proposta è stata condivisa da Sinistra italiana e anche il Partito dei sardi ha affrontato il problema con l'assessore regionale Paolo Maninchedda, in occasione di una assemblea pubblica svolta a Calangianus qualche settimana fa nella totale e colpevole assenza degli amministratori tempiesi. Ora è necessaria che il sindaco, finora sordo ai bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie, apra nell'immediato, insieme al consiglio comunale, un tavolo tecnico-istituzionale per una discussione del problema, coinvolgendo le organizzazioni sociali e le istituzionali del territorio e della regione.

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