La Nuova Sardegna

Il dolore di marco MASALA

Il padre di Stefano: «Non è finita dobbiamo riportarlo a casa»

Il padre di Stefano: «Non è finita dobbiamo riportarlo a casa»

SASSARI. A questo padre che insieme agli altri tre figli Giuseppe, Alessandra e Valentina aspetta di riportare a casa Stefano, in tutto questo tempo fatto di attese e di angosce non è mancato certo...

08 aprile 2017
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SASSARI. A questo padre che insieme agli altri tre figli Giuseppe, Alessandra e Valentina aspetta di riportare a casa Stefano, in tutto questo tempo fatto di attese e di angosce non è mancato certo il calore della gente. Sono quasi ottomila i componenti del gruppo Facebook “Vogliamo Stefano a casa” nato proprio per tenere viva l’attenzione su questa brutta storia. Perché i processi passano, la giustizia fa il suo corso ma «noi dobbiamo trovare lui» ha ripetuto Marco anche ieri dopo che il giudice ha letto la sentenza. Qualcuno, proprio in quel gruppo facebook, ha definito Marco come il “padre coraggio”, che ha subìto una condanna a morte per ben due volte. La prima è quella che gli ha portato via il figlio, la seconda gli ha strappato la moglie Carmela, la compagna di una vita. Lei, nel giro di sei mesi, si è ammalata ed è morta. Per il troppo dolore, per quella stanza vuota dove ogni notte, prima di andare a dormire, entrava per augurare al figlio la buonanotte. Anche se non aveva risposta a quel saluto. Ha pregato e sperato di vederlo tornare a casa. Prima di morire, ormai costretta a stare sulla sedia a rotelle, lo aveva detto con un filo di voce: «Il dolore fisico è niente in confronto a quello che provo per la mancanza di mio figlio. Non mi importa di me, io rivoglio lui». Lo rivoleva a casa, sperava di vederlo aprire la porta ed entrare sorridente, come sempre faceva. «Stefano è così». Il presente, un tempo verbale che lei ha usato fino all’ultimo. Poi la richiesta al marito, sul letto di morte: «Promettimi che lo riporterai a casa».

E la ripresa della ricerche è al momento la priorità. «Noi ricominciamo già domani – aveva detto Marco durante l’attesa della sentenza – stiamo passando al setaccio delle zone precise ma abbiamo bisogno di strumentazione tecnologica e dei cani. Tre mesi fa ci hanno promesso che sarebbero arrivati a breve, ancora non è successo e allora facciamo una nuova richiesta perché ci vengano incontro il prima possibile. Tutti devono capire che noi non molleremo fino a quando non lo avremo trovato». (na.co.)

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