La Nuova Sardegna

Prodotti sardi, export in caduta libera

Prodotti sardi, export in caduta libera

Rispetto al 2015 flessione dell’11 per cento. Male l’agroalimentare soprattutto nel Nord America. Tiene il siderurgico

25 marzo 2017
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Il prodotto “made in Sardinia” perde appeal. Tengono le esportazioni nei paesi dell’Unione europea grazie al siderurgico, ma la domanda di prodotti sardi è in caduta libera. Il 2016 si è chiuso con una flessione dell’11 per cento rispetto al 2015: sono stati esportati prodotti e servizi per un valore di 4,2 miliardi. Dopo il leggero aumento registrato nel 2015, lo scorso anno si è chiuso con una brusca frenata. Il risultato negativo è stato originato dalle esportazioni al di fuori dei 28 paesi Ue, dove la domanda è stata quantificata in meno di 2,5 miliardi di euro, un calo quasi del 22 per cento rispetto al 2015. Dall’ultima rilevazione del centro studi della Cna Sardegna si amplifica dunque il trend fortemente recessivo dell’export fuori dalla Unione europea, mentre all’interno dei 28 paesi europei la domanda, già in forte espansione nel 2015, cresce ancora del 10,7.

Calo generale. Il report della Cna evidenzia una dinamica complessivamente negativa per tutte le principali attività industriali dell’export regionale: agroindustria e chimico-farmaceutico in primis. In particolare il valore delle esportazioni dei prodotti dell’agroalimentare (182 milioni di euro) si è ridotto del 7 per cento, quello dell’industria chimico-farmaceutica (141 milioni) ha perso quasi il 17. In controtendenza l’attività siderurgica che cresce quasi del 3 rispetto al valore esportato nel 2015 e si attesta su 196 milioni di euro alla fine del 2016.

Aree geografiche. Escludendo i prodotti petroliferi, le diverse aree territoriali mostrano dinamiche divergenti: l’Europa a 28 ha aumentato la domanda di prodotti sardi del 13,3, mentre gli altri paesi europei non Ue l’hanno dimezzata. In calo tutto il resto, incluso il Medio Oriente, in cui però si osserva una importante eccezione per l’Arabia Saudita che nel 2016 ha visto crescere la sua domanda del 45. Guardando ai singoli paesi Ue, la Spagna (78 milioni) assorbe la quota principale sebbene la dinamica sia recessiva (meno 8). In crescita eccezionale rispetto al 2015 è il mercato inglese in cui la domanda di prodotti manifatturieri sardi passa da 15 a oltre 60 milioni, trainata dal settore della metallurgia.

Agroalimentare. Netta anche la frenata della domanda di prodotti agroalimentari che riguarda in maniera sensibile il Nord America, in particolare gli Usa da cui proviene il 56 per cento della domanda mondiale di prodotti alimentari sardi. In termini economici il 2016 ha registrato un calo di valore del 13 per cento mentre in termini di assorbimento della produzione sarda, il mercato nord americano ha perso quote rispetto al 2015, passando dal 62 al 58 dell’export complessivo.

Prodotti farmaceutici. I prodotti dell’industria chimico-farmaceutica registrano un calo in tutte le aree geografiche, ma con alcune eccezioni importanti: il bilancio è positivo per Francia, Spagna e Bahrein.

Industria siderurgica. Il settore registra un dato positivo rispetto al 2015: l’impulso principale proviene dal Regno Unito che ha aumentato la domanda addirittura del 450 per cento, raggiungendo quasi i 53 milioni e attestandosi come secondo mercato di sbocco dopo quello spagnolo.

L’analisi della Cna. «La caduta dell’export sardo in un anno, il 2016, in cui l’economia nazionale ha mostrato effetti espansivi, è un pessimo segnale per l’economia isolana - commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, presidente e segretario regionale di Cna Sardegna - fatichiamo sempre più a reggere la sfida dei mercati globalizzati e a contrastare il processo di desertificazione produttiva in atto nel nostro sistema industriale».

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative