La Nuova Sardegna

Grandi opere regionali, consenso popolare decisivo

Grandi opere regionali, consenso popolare decisivo

Nella legge Pigliaru è previsto l’obbligo del confronto sui progetti preliminari Il parere non è vincolante, ma è difficile un via libera contro la volontà della gente

20 marzo 2017
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CAGLIARI. Sulle grandi opere d’interesse regionale, economico e sociale i sardi potranno dire la loro. Le comunità non subiranno gli interventi che la nuova legge urbanistica definisce speciali e non farà differenza chi sarà a proporli: la stessa Regione, oppure i Comuni o anche «enti pubblici in concorso con i privati». È l’articolo 25 della bozza a prevedere che «opere o progetti, con possibili rilevanti impatti ambientali, paesaggistici, territoriali, sociali ed economici siano preceduti da un obbligatorio dibattito pubblico su obiettivi e caratteristiche degli interventi». Non dovrebbe essere solo un coinvolgimento di facciata, perché ad esempio «a promuovere il dibattito potrà essere anche il 10 per cento dei residenti, che abbiamo compiuto i 18 anni, nel territorio interessato all’iniziativa». Quindi la procedura potrà partire dal basso e non solo essere proposta da Regione e Comuni. C’è un altro passaggio importante: «Il dibattito – è scritto nella legge – dovrà svolgersi quando ancora tutte le possibili opzioni sono ancora percorribili». In altre parole, al massimo dovrà organizzato «non oltre la presentazione del progetto preliminare» e dunque quando saranno possibili una o più successive correzioni a fino al «progetto definitivo su cui dovrà decidere chi di competenza per autorizzarlo». In un altro passaggio è sempre la legge a imporre «le modalità di svolgimento del confronto, perché «dovrà essere comunque assicurata la massima partecipazione e l’imparzialità». Certo e va sottolineato che le conclusioni del dibattito pubblico non saranno però vincolanti per chi propone l’intervento. In uno dei commi c’è scritto: «Entro 30 giorni dalla conclusione del dibattito pubblico, il soggetto che ha proposto il progetto avrà tre opzioni: rinunciare all’opera, proporre delle modifiche o confermare il progetto iniziale». Ma la scelta fra ognuna di queste opzioni – è una delle prescrizioni – dovrà essere comunque «adeguatamente motivata» e pubblicata sul Buras, il bollettino della Regione. Se questa è la procedura è difficile immaginare che un domani l’opera o l’intervento vadano avanti lo stesso senza il consenso popolare, o quella condivisione necessaria che pare essere all’origine della nuova legge urbanistica. Condivisione che diventerebbe indispensabile se la proposta del grande progetto d’interesse regionale dovesse arrivare dalla Regione o dai Comuni. Ipotizzare che un’amministrazione pubblica si metta contro la volontà dei cittadini è una possibilità e qualche volta è anche accaduto, ma sarebbe allo stesso tempo un boomerang dagli effetti devastanti, con il rischio di una caduta verticale della credibilità non solo politica delle istituzioni. Ed è quello che la giunta Pigliaru più volte ha sollecitato nel presentare la legge: «Sul testo – è stato detto - vogliamo che ci sia la massima condivisione prima del voto finale da parte del Consiglio regionale». Condivisione che, se sono queste le premesse, non dovrà essere solo politica e interna alla maggioranza di centrosinistra che governa la Regione. Dunque, il cammino della proposta sarà ancora lungo. Appena approvata la Finanziaria, il voto sulla manovra è annunciato alla fine del mese, il testo sull’urbanistica licenziato dalla giunta sarà preso in carico dalla commissione attività produttiva del Consiglio. Il presidente della commissione è Peppino Pinna dell’Udc. L’Udc è un partito dell’opposizione e questo particolare potrebbe forse rendere il cammino della legge più complicato ma di sicuro sarà ancora più imparziale. In ogni caso, è stato Pinna ad annunciare: «Appena avremo la legge in carico, convocheremo tutti i soggetti interessati, perché sull’urbanistica vogliamo conoscere il parere di tutti».

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