La Nuova Sardegna

il dibattito

di Daniela Paba
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SERDIANA. La chiesa in cima alla collina, dove Ettore Cannavera celebra le funzioni religiose, è stipata all’inverosimile. Il pubblico, assiepato fin sotto la pedana, accoglie gli ospiti: Marco...

18 marzo 2017
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SERDIANA. La chiesa in cima alla collina, dove Ettore Cannavera celebra le funzioni religiose, è stipata all’inverosimile.

Il pubblico, assiepato fin sotto la pedana, accoglie gli ospiti: Marco Cappato, che ha accompagnato Dj Fabo a morire in Svizzera, Luigi Manconi, che da venticinque anni si batte per una legge che garantisca l'eutanasia legale, il teologo Paolo Sanna e Giangiacomo Pisotti, presidente di Corte d’Appello del Tribunale di Cagliari che ingiunse all’Asl di staccare la spina alla macchina che teneva in vita Walter Piludu. «D’altra parte il tema “La fatica del vivere, la fatica del morire, Walter Piludu e Fabiano Antoniani tra etica e diritto” – ha ricordato Ettore Cannavera aprendo la serata – ci tocca tutti». Piergiorgio Welby, Peppino Englaro, Giovanni Nuvoli, Walter Piludu e Dj Fabo sono i nomi che hanno imposto all’opinione pubblica di interrogarsi sul fine vita. Marco Cappato che rischia l’incriminazione per aver procurato assistenza medica per la morte volontaria di Dj Fabo, ricorda: «Con l’innalzamento della vita, la morte è sempre più un processo in cui entrano in gioco l'esercizio della libertà e la tutela della volontà individuale». Ha quindi ringraziato, a pochi mesi dalla morte, Walter Piludu per aver “con ostinazione percorso la strada della legalità. Aveva ragione lui, perché secondo l’articolo 32 della Costituzione possiamo sospendere ogni trattamento. La Asl si è vista ordinare dal tribunale di rispettare la sua volontà senza farlo soffrire. È morto della sua malattia e la sua tragedia privata è diventata un grande fatto politico. È questo il punto da cui non si può tornare indietro. Ma questo diritto deve essere riconosciuto anche a chi non ha le forze di farlo, deve essere un diritto di tutti». Persino la Chiesa, che però non legifera, riconosce il diritto di rinunciare alle terapie. E chi pensa che il Vaticano abbia grande influenza sulle decisioni del Parlamento non tiene conto, secondo Luigi Manconi, della parte conservatrice della società italiana e, in particolare, della classe medica ben rappresentata in Parlamento: «Mentre la Pastorale firmata da Pio XII nel 1957 ammette la possibilità di usare medicinali a base di morfina per i malati terminali, anche se tali cure dovessero accelerare il fine vita, quel discorso è stato disatteso da gerarchie insicure. Più che un militante dell’eutanasia mi sento un suo tremebondo sostenitore perché è frutto di un percorso tormentato – aggiunge Luigi Manconi –. L’intervento di Matteo Nassigh, il giovane disabile che sull’Avvenire fa un inno alla vita, non è in contrapposizione con la scelta di Dj Fabo. Entrambi esprimono una domanda potente di vita e di dignità. Fabo va incontro alla morte perché i suoi progetti di vita sono annichiliti. Ma se il parlamento non legifera è perché ancora sono considerate questioni prepolitiche o apolitiche. Ma purtroppo questo crea condizioni di disparità verso chi non è ricco o non ha gli strumenti culturali per sottrarsi al dolore. La libertà di autodeterminarsi è il fondamento della persona umana, ciò che rende irripetibile l'avventura dell'uomo». «Anche Dj Fabo aveva paura durante l'ultimo viaggio – racconta Marco Cappato – paura di non riuscire a compiere l'atto volontario perché completamente immobilizzato. Si è tranquillizzato solo dopo le prove».

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