La Nuova Sardegna

Stupro di gruppo, il 19enne non risponde

Stupro di gruppo, il 19enne non risponde

Oschiri, interrogatorio davanti al Gip del maggiorenne accusato di aver violentato un ragazzo

07 marzo 2017
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OSCHIRI. Da carnefice a vittima, i ruoli si confondono nella drammatica vicenda dello stupro di gruppo consumato a Oschiri. Ieri mattina, davanti al gip del tribunale di Sassari, Carmela Rita Serra, è comparso il ragazzino appena maggiorenne, l’unico del branco, arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri. Il ragazzo, accompagnato dai suoi difensori (gli avvocati Antonello Desini e Salvatore Meloni) si è avvalso della facoltà di non rispondere all’interrogatorio. Su di lui pesano accuse pesanti come macigni (violenza sessuale su un ragazzino minorenne), ma la realtà è che davanti al giudice si è presentato un ragazzo in stato di profondo disagio, psichico e psicologico, sicuramente bisognoso di assistenza. Un soggetto debolissimo, probabilmente lui stesso vittima di un branco di minorenni terribili. Sicuramente soggiogato dalla violenza bruta dei compagni di strada. Ragazzi sui quali proseguono le indagini coordinate dal sostituto procuratore di Sassari Maria Paola Asara. Insomma, una brutta storia ancora tutta da raccontare.

In virtù di questa precaria situazione personale del ragazzo e del contesto di profondo disagio sociale in cui la violenza di gruppo è maturata, gli avvocati difensori hanno chiesto al giudice l’applicazione di una diversa e meno dura misura cautelare, cioè la concessione degli arresti domiciliari. Il gip si è riservato di decider e già oggi potrebbe conoscersi l’eventuale nuovo provvedimento. Ottimista l’avvocato Antonello Desini che da ieri ha assunto l’incarico affiancando il collega Salvatore Meloni. «Siamo fiduciosi – ha commentato il penalista olbiese al termine dell’interrogatorio – ho visto il giudice molto disponibile ad ascoltare le nostre ragioni supportate da indagini difensive e raccolte in una lunga memoria. Siamo certi che il nostro assistito è più vittima che carnefice, completamente assoggettato al resto del gruppo. Per questo riteniamo che si debbano valutare con attenzione la condizione psichica del giovane e la situazione ambientale più generale. Nel senso che, in questo scenario, la permanenza in carcere rischia di aggravare ulteriormente il quadro complessivo di debolezza del ragazzo. Per questo abbiamo chiesto al giudice l’applicazione di una misura cautelare più leggera».

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