La Nuova Sardegna

I più deboli diventano vittime da colpire

dall’inviato
I più deboli diventano vittime da colpire

Intimidazioni ai genitori per mandare messaggi ai figli: sette episodi e forse un unico mandante

24 febbraio 2017
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Pierina Dalu di 82 anni, Pasqualino Cabras di 76, Maria Teresa Sanna di 74: sono tutte anziane le vittime degli attentati messi a segno negli ultimi due-tre anni in un paese che sta vivendo una stagione di violenza dalla quale pensava di essere immune. Sette attentati per la precisione, forse orchestrati da un’unica regia e affidati a una manovalanza via via più numerosa e sfrontata. Si colpisce un anziano, una persona spesso sofferente e indifesa, incuranti delle conseguenze che potrà avere sulla sua salute. Il cuore di Pasqualino Cabras, per esempio, dopo il secondo attentato non ha retto: un infarto se l’è portato via a una settimana dall’incendio che aveva devastato il portone della sua abitazione.

L’uomo, un rappresentante di commercio in pensione da alcuni anni, era il padre del sindaco di Torpè, l’architetto Omar Cabras. Sul fatto che fosse quest’ultimo il vero bersaglio delle intimidazioni non sembrano esserci dubbi, anche se i motivi non sono mai stati individuati. Un anno fa, il 19 gennaio, un grosso petardo contenuto in un barattolo era stato fatto esplodere davanti al portone di casa dell’anziano, in via Nuoro. Tanto frastuono e pochi danni, ma che non fosse una bravata si era capito appena undici giorni dopo, quando lo stesso portone era stato cosparso di benzina e incendiato. Le fiamme lo avevano distrutto: nel frattempo il padre del sindaco si trovava all’interno dell’abitazione, terrorizzato. Una settimana dopo Pasqualino Cabras moriva a causa di un infarto. «Mio padre non aveva mai sofferto di cuore – aveva detto il sindaco – ma l’attentato lo aveva provato duramente».

Anche Maria Teresa Sanna è una parente del sindaco. Il figlio, il 52enne Antonello Cabras, è un oncologo di fama che lavora all’istituto nazionale dei tumori di Milano. Il 14 gennaio scorso, quindi neppure una settimana prima dell’attentato alla famiglia del sindaco, era stata trovata una bomba inesplosa davanti alla casa della donna, in via Donna Brianda de Mur, nel centro di Torpè. Un difetto del detonatore aveva fatto saltare l’attentato. Poco meno di due anni prima l’auto del medico, rientrato da Milano in Sardegna per le vacanze pasquali, era stata data alle fiamme.

Poi c’è la famiglia Dalu Nieddu, l’ultima nel mirino in ordine di tempo. Anche qui si colpisce e si terrorizza la madre Pierina Dalu per mandare un messaggio al figlio Massimo Nieddu. Il quale a sua volta ha avuto rapporti di parentela con la famiglia del sindaco e del medico perché era sposato con una loro cugina, Domenica Cabras, scomparsa prematuramente cinque anni fa. (p.me.)

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