La Nuova Sardegna

Telecamere contro gli attentati La Regione: «Più fondi in arrivo»

di Silvia Sanna
Telecamere contro gli attentati La Regione: «Più fondi in arrivo»

Al via i cantieri nei primi 80 Comuni e nelle 5 Unioni che hanno ottenuto i finanziamenti L’obiettivo è garantire sicurezza e frenare il fenomeno dello spopolamento delle aree interne

23 febbraio 2017
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SASSARI. Per ora sono un centinaio, tra singoli Comuni e centri aggregati nelle Unioni territoriali. Tutti saranno dotati di telecamere per la videosorveglianza, una delle armi scelte dalla giunta Pigliaru per combattere due fenomeni: la criminalità, innanzitutto, ma anche lo spopolamento. Perché la scarsa sicurezza è considerata una delle motivazioni più forti che spingono a fare le valigie e salutare i piccoli paesi. I soldi ci sono, la Regione ha stanziato 7 milioni e 150 mila euro. Saranno sufficienti per coprire l’80 per cento della spesa necessaria, il restante 20 per cento è a carico dei Comuni o delle Unioni dei Comuni. Ma l’obiettivo è fare di più. Perché la Sardegna è una delle Regioni più colpite dal fenomeno degli attentati agli amministratori pubblici. Dal 2013 non c'è mai stata una pausa. In tre anni, sino alla fine del 2016, sono stati circa 150 gli episodi intimidatori nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni. Con i sindaci obiettivo prediletto, su tutti i primi cittadini delle zone interne.

L’intesa. Il via libera all’assegnazione delle risorse – quelle disponibili al momento – è arrivato alcuni mesi fa. Molti comuni sono in una fase avanzata di progettazione e stimano di poter completare le opere entro il 2017. La Regione, nello scorso mese di dicembre, ha trasferito i fondi a 36 amministrazioni. In questi centri, a breve, verranno avviate le gare per gli interventi e nel giro di pochi mesi le opere potrebbero essere completate. Ieri a Cagliari è stato firmato un accordo che dà maggiore solidità al progetto: a siglarlo sono stati la Regione, rappresentata dall’assessore Cristiano Erriu, le prefetture e l’Anci. L’obiettivo: garantire impegno e controllo per realizzare il piano attraverso un dialogo costante e si spera proficuo tra i soggetti coinvolti. Per esempio, i Comuni dovranno chiedere il parere sui progetti al Comitato provinciale per l'Ordine e la sicurezza Pubblica presso le Prefetture. E quando le telecamere saranno installate nei luoghi considerati nevralgici, il monitoraggio dovrà essere costante attraverso il collegamento alla rete telematica regionale, il cuore del progetto.

Allarme attentati. Auto a fuoco, croci sui muri, lettere con pallottole: è l’incubo di tanti amministratori vittime di intimidazioni più o meno pesanti. Alcuni gettano la spugna e si dimettono per proteggere se stessi e le loro famiglie, molti altri vanno avanti. L’iniziativa della sorveglianza nasce soprattutto per sostenere l’attività coraggiosa di chi non molla nonostante gli attentati. Le telecamere spesso arrivano a coprire il buco lasciato dallo Stato che chiude le caserme dei carabinieri lasciando il territorio senza controllo. Un vuoto che lascia campo libero a chi non ha a cuore il bene pubblico: l’altro grande problema è infatti rappresentato dall’aumento vertiginoso di danneggiamenti e atti vandalici.

La Regione. «La videosorveglianza – dice il governatore Francesco Pigliaru – è uno strumento di controllo e dissuasione di grande rilievo. Abbiamo investito su questa sofisticata tecnologia ingenti risorse che intendiamo incrementare in modo significativo. Con una moderna ed efficiente rete di videosorveglianza vogliamo contribuire a contrastare gli atti criminali contro sindaci e amministratori locali e garantire a città e paesi della Sardegna percorsi di sviluppo più sereni».

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