La Nuova Sardegna

La gemella di Stefano: «Assassini, avete fatto una cosa disumana»

di Nadia Cossu
La gemella di Stefano: «Assassini, avete fatto una cosa disumana»

Oggi i due fratelli avrebbero festeggiato insieme i 31 anni: «Ma questa è diventata una ricorrenza carica di odio»

22 febbraio 2017
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NULE. «Esiste una sottile differenza tra l’accettare una tragedia, viverla, raccogliere le forze cercando di andare avanti e l’avere invece un coltello piantato nel petto che ogni giorno si muove lasciando una ferita aperta da dove esce un rivolo perenne di dolore».

Alessandra Masala è la sorella di Stefano, il giovane scomparso nel nulla da Nule il 7 maggio del 2015. Ancora di più: Alessandra è la gemella di Stefano e oggi, 22 febbraio, è il giorno del loro trentunesimo compleanno. Non lo potranno festeggiare insieme, così come non lo hanno festeggiato insieme l’anno scorso. Perché di quel ragazzo buono, sempre disponibile e a cui tutti in paese volevano un gran bene, non si sa più nulla. Di certo ci sono due persone in carcere con l’accusa di averlo prima sequestrato, poi ammazzato e infine di averne distrutto il cadavere.

«Io e Stefano siamo nati lo stesso giorno – è lo sfogo di Alessandra, una donna molto bella e solare che da un po’ di tempo ha però lo sguardo spento – Siamo gemelli, siamo cresciuti insieme, siamo andati a scuola insieme, quando ho sposato mio marito lui era lì per me, quando sono diventata madre lui c’era. Il 22 febbraio era il nostro giorno speciale, sarebbero stati 31 anni di amore, amore profondo. È diventata invece una ricorrenza che odio, perché manca la metà del mio cuore».

Sono parole forti quelle della sorella di Stefano, pensieri che affida a una lettera dove racconta quasi due anni di angoscia e di perdite dolorose: quella di suo fratello e quella di sua madre. Si rivolge alle persone che ritiene responsabili di tanta sofferenza: «Sono cambiata il 7 maggio di due anni fa, nel momento in cui avete portato via mio fratello dalla mia vita. Quello che gli avete fatto è disumano. Rimango ogni notte sveglia e quando da sola nei miei pensieri chiudo gli occhi, vedo Stefano, vedo mia madre...».

La mamma, Carmela, è morta poche ore prima che i carabinieri arrestassero i presunti assassini di Stefano. Il figlio che lei, fino all’ultimo momento in cui è rimasta in vita, ha pregato di poter rivedere. Carmela Dore si è ammalata ed è morta nel giro di pochi mesi, consumata dal dolore, logorata dall’attesa. «Siete riusciti anche a privarmi dell’affetto di mia madre – dice oggi Alessandra guardando idealmente negli occhi coloro che identifica come gli assassini di suo fratello – l’avete martirizzata, l’avete logorata lentamente, si è consumata nella speranza di poter rivedere suo figlio, mio fratello. Ci avete costretto a vedere la sua luce spegnersi giorno dopo giorno. Non vi auguro la morte perché se lo facessi sarebbe come concedervi il bene della pietà cristiana, quella che a noi avete negato».

È una donna che soffre e che ogni giorno prova a dare forza e coraggio a se stessa e alla sua famiglia: «Ne ho sentite tante in questi lunghissimi mesi, ho provato e riprovato a non impazzire, a non soccombere, a non arrendermi, tutto per cercare di capire il perché. Perché fare del male a Stefano? A una vita fragile, a un ragazzo che non ha mai conosciuto né usato la violenza?».

Stefano Masala secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe scomparso perché su di lui Paolo Pinna e Alberto Cubeddu (i due cugini di Nule e Ozieri in carcere con l’accusa di duplice omicidio) avrebbero voluto far ricadere la responsabilità dell’omicidio dello studente di Orune Gianluca Monni, ucciso a fucilate l’8 maggio del 2015 mentre in paese aspettava il pullman per andare a scuola a Nuoro. Lo avrebbero attirato con una trappola, facendogli credere di avere un appuntamento con una ragazza che a lui piaceva. Avrebbero usato la sua macchina per raggiungere Orune. Una Opel Corsa che, come ha raccontato il testimone oculare Alessandro Taras, Cubeddu avrebbe in seguito incendiato per cancellare ogni traccia. E insieme all’auto avrebbero fatto sparire anche Stefano.

«No, la nostra non è una tragedia familiare – continua Alessandra – non è un incidente, quello che avete fatto non ha giustificazioni. Io mi sento mortificata e spesso attonita guardo in paese quelle persone alle quali né io né la mia famiglia abbiamo mai fatto un torto, un’offesa. Le vedo vivere normalmente e la cosa mi riempie il cuore di rabbia e di dolore».

Difficile vivere con questa costante amarezza: «Avete spogliato la mia vita della serenità – sono le ultime parole della giovane – avete rubato, calpestato e gettato via il mio cuore. Vorrei solo riportare Stefano a casa, poterlo piangere, poter portargli una rosa per il suo compleanno, stargli vicino ancora per un solo istante. Sono una mamma, sono una figlia, sono e sarò per sempre una sorella gemella».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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