La Nuova Sardegna

Terremoti, anche la Sardegna si muove: installati 10 sismografi

di Enrico Carta
Terremoti, anche la Sardegna si muove: installati 10 sismografi

Strumenti piazzati in località strategiche, dalla Maddalena a Carloforte: la magnitudo è molto bassa

13 febbraio 2017
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ORISTANO. Eppur si muove. Lo fa in maniera impercettibile per chi cammina coi piedi che poggiano sul sicuro suolo sardo, ma anche la nostra isola non è immune dal fenomeno dei terremoti. Nessuno si spaventi perché il pericolo, almeno in questo campo, non è di casa. È infatti argomento risaputo e soprattutto provato scientificamente che la posizione geografica della Sardegna ci metta al riparo da brutte sorprese. La lontananza dal bordo delle placche consente di dormire sonni tranquilli, eppure il sottosuolo è in continuo movimento e in continua evoluzione.

Mentre noi, ignari, continuiamo la vita di tutti i giorni, c’è chi ha iniziato a studiare i terremoti che, con una cadenza abbastanza regolare, si verificano anche sotto i nostri piedi. Da qualche mese è infatti partito il progetto scientifico che vede impegnate le università di Roma 3 e quella olandese di Twente sotto la guida del professore Fabio Cammarano, docente di Geofisica. Da luglio del 2016 in dieci località ritenute strategiche sono stati piazzati dei sismografi. Il progetto ovviamente non è fine a se stesso, ma servirà per conoscere più a fondo le caratteristiche geologiche del territorio o, come dice lo stesso professore Fabio Cammarano «per conoscere meglio la conformazione della Sardegna profonda e la sua evoluzione. L’unico modo per farlo è proprio quello di studiare i terremoti».

Si parte ovviamente dal fatto che, non essendo al bordo di due placche, la Sardegna ha un’attività sismica molto ridotta e quasi sempre impercettibile. Oltre alle placche però i terremoti possono essere causati anche dal movimento delle faglie ovvero quelle rotture superficiali della crosta terrestre dovute comunque a movimenti tettonici. E le faglie ci sono anche in Sardegna quali esito dell’antica attività sismica. Fabio Cammarano li definisce «Punti di debolezza dove si possono verificare dei piccoli terremoti». Se l’attività sismica delle faglie si propaga avvengono comunque terremoti più forti che possono far registrare anche una magnitudo 1 o 2 della scala Richter.

I dieci sismografi deputati a questo compito sono stati piazzati sia in strutture pubbliche sia private e sono ora in grado di registrare anche i piccoli movimenti che sinora non venivano riscontrati. Sono stati collocati all’Asinara, a La Maddalena, a Siniscola, a Ovodda, a Lotzorai, a Capo Frasca, a Villasimius, a Carloforte, a Oschiri e a Giave. Il 18 gennaio, giorno delle ultime scosse avvertite nel Centro Italia hanno rilevato l’attività sismica pur lontana di diverse centinaia di chilometri. Tornando indietro di qualche mese avevano fatto lo stesso con le scosse ancora più forti che hanno avuto come epicentro la zona di Amatrice con tutte le conseguenze che hanno portato con sè.

C’è poi da considerare che oltre alla magnitudo molto bassa, i fenomeni sismici sin qui registrati in Sardegna coinvolgono porzioni di territorio di piccole dimensioni. «Attraverso questi studi – spiega ancora il professore Fabio Cammarano – cerchiamo di capire proprio l’estensione di questi fenomeni. Già in passato studi condotti direttamente da ricercatori sardi sulle faglie hanno permesso di riscontrare la presenza di fluidi in zone molto profonde rispetto alla superficie terrestre, in quella parte che scientificamente si chiama mantello».

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