La Nuova Sardegna

Studenti ko anche nell’isola «Non conoscono l’italiano»

di Alessandro Pirina

Professori delle università di Cagliari e Sassari firmano il manifesto nazionale L’appello al governo: «Fanno errori da terza elementare, servono più verifiche»

07 febbraio 2017
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Dimenticano gli accenti e raddoppiano le consonanti, confondono il congiuntivo con il condizionale, dispongono di un vocabolario sempre più striminzito. Gli studenti sono ormai un’emergenza nazionale. Seicento docenti universitari dei vari atenei italiani hanno firmato un appello in cui chiedono al governo e al Parlamento di fermare il declino della lingua italiana attraverso l’introduzione di verifiche durante gli otto anni del primo ciclo. Da Trento a Palermo, da Torino al Salento, il manifesto dei professori contro gli strafalcioni ha trovato adesioni anche nelle università di Sassari e Cagliari. Sotto accusa la scuola, la politica, la stampa. Per i docenti il rapporto tra allievi e italiano è ai minimi storici. «È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo denunciamo le carenze linguistiche dei nostri studenti, con errori appena tollerabili in terza elementare».

Ogni docente ha una sua opinione sulle cause di questo analfabetismo di ritorno. C’è chi dà la colpa alla scuola, che soprattutto nel secondo ciclo «preferisce insegnare alcune materie fondamentali in inglese», chi alle troppe famiglie che «mandano a scuola i bimbi incapaci di una normale convivenza». C’è anche chi se la prende con la televisione «dove l’uso del congiuntivo e del condizionale è ignorato». Una emergenza che non riguarda solo la triennale, ma tutto il corso universitario. Fino alla discussione della tesi. Anzi, è proprio in questo momento che, denunciano i docenti, emergono forti lacune grammaticali. «Ragazzi che vogliono intraprendere la professione di giornalista – attacca un docente presumibilmente di Lettere – presentano povertà di vocabolario, scrivono come se stessero redigendo un sms». «Nelle tesi di laurea devo correggere ortografia, grammatica e sintassi – denuncia un professore di Medicina –. E qualche studente mi ha pure risposto con sufficienza: devo fare il medico, mica lo scrittore». In qualche ateneo sono stati anche attivati corsi di recupero di italiano. Un’ultima spiaggia per studenti che avrebbero già dovuto conoscere a memoria i libri di grammatica. Una soluzione che, però, non sempre trova il sostegno dei docenti. Anzi. «L'università non è il luogo dove recuperare queste lacune. Quando mi capita uno studente che non sa scrivere, gli dico: si faccia aiutare e faccia rivedere la sua tesi a qualcuno che sa scrivere in italiano! Rifiuto di fare il maestro di Vigevano».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
L’inchiesta

Appalti per lo smaltimento di rifiuti, indagati tre pubblici ufficiali: perquisizioni anche a Sassari

Le nostre iniziative