La Nuova Sardegna

I malati: «Abbiamo smesso di soffrire»

di Cinzia Lucchelli
I malati: «Abbiamo smesso di soffrire»

Per combattere i dolori l’unica l’alternativa era la morfina da richiedere al pronto soccorso

03 febbraio 2017
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ROMA. Era pronta il 5 gennaio a Firenze, nella farmacia del Madonnone, la prima confezione di cannabis a uso terapeutico di produzione italiana. Cartine da 30 milligrammi di FM2, questo il nome del medicinale proveniente dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. «Permette di risparmiare il 30% rispetto a quella di importazione – dice Pier Luigi Davolio, titolare della farmacia – ma il punto non è questo: il punto è che per la prima volta abbiamo una cannabis di produzione italiana di qualità farmaceutica». La produzione è di 50 chili l’anno per una variante che ricorda il Bediol olandese. Non è tale da coprire il fabbisogno ma la quantità dovrebbe aumentare. Fino ad ora alle richieste si è risposto con la cannabis proveniente da serre olandesi.

Differenze regionali. Nonostante le proprietà terapeutiche della cannabis siano state riconosciute da tempo, accedere a questo farmaco, farselo prescrivere e poi acquistarlo, non è semplice e il costo può essere a carico del malato. In alcune Regioni paga l’Asl, in altre il paziente. Anche le patologie per cui viene riconosciuto l’uso terapeutico variano territorialmente. Ancora, alcune Asl permettono l’importazione diretta dall’Olanda richiedendo al paziente solo una quota per spese burocratiche. Infine, non sono molte le farmacie che la vendono. «A causa della mancanza di letteratura scientifica da una parte (anche se gli studi stanno aumentando e sono maggiori le evidenze delle proprietà terapeutiche) e del disordine burocratico dall’altra, molti medici preferiscono non prescrivere cannabis terapeutica – dice Francesco Crestani, della società Sirca, specialista in anestesia e rianimazione dell’ospedale Trecenta di Rovigo – C’è ancora pregiudizio da parte della popolazione. Alla fine chi sbatte contro una malattia, un dolore cronico, e non trova altre soluzioni, finisce per informarsi da solo».
I pazienti. A finire stritolati tra medici che non prescrivono e costi da sostenere sono proprio i malati. Persone che ricorrono alla cannabis come ultima speranza per alleviare il dolore. «Quando non ce la facevo più andavo al pronto soccorso a farmi fare la morfina – racconta Giorgia Bellistri, 28 anni e un dolore cronico– Da quando mi prescrivono la cannabis terapeutica, non ne ho più avuto bisogno». Persone che prima di arrivare negli ospedali e nelle farmacie con una prescrizione medica sono stati spinti dalla disperazione a trovare una soluzione per conto proprio, cercando la cannabis per strada, senza avere garanzie su cosa e da chi compravano. Quando c’è la prescrizione rimane il problema dei costi. Gennaro Francese, 44 anni, di Civitavecchia, da anni combatte la sclerosi multipla. «La mia malattia venne dichiarata unica e non presente nella bibliografia storica medica - racconta - e per questo fui sottoposto a visite ulteriori per dimostrare la concreta efficacia benefica dell’uso terapeutico della cannabis». Esperto informatico con uno studio tecnico professionale avviato per via della malattia ha perso la patente, il lavoro, l’indipendenza. «Ho intrapreso con l’ospedale San Filippo Neri di Roma tutte le procedure burocratiche per l’importazione del farmaco dall’Olanda. Ma da paziente sono costretto a pagare: 980 euro per tre mesi se l’acquisto avviene nella farmacia territoriale dell’Asl, 1600 euro se avviene in farmacia».

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