La Nuova Sardegna

Il coraggio e la tenacia di Simona, l’allevatrice che ha sfidato la neve

Paolo Merlini
Il coraggio e la tenacia di Simona, l’allevatrice che ha sfidato la neve

Per giorni ha raggiunto a piedi la sua azienda, a 1200 metri sul Gennargentu, per portare da mangiare ai suoi animali. È una delle poche donne a praticare la pastorizia in Sardegna: una storia di coraggio da Villagrande Strisaili

25 gennaio 2017
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VILLAGRANDE STRISAILI. Ha atteso cinque giorni, dopo la tormenta di neve all’inizio della scorsa settimana. Poi Simona Mighela ha deciso che non poteva permettere che il bestiame morisse di fame e si è inerpicata a piedi verso la sua azienda agrituristica Calavrigu, a 1200 metri d’altezza sul Gennargentu. Non è stato facile, perché a quella quota la neve ha superato il metro e mezzo e neppure le forti piogge del weekend sono riuscite a spazzarla via. Anzi, hanno reso il cammino verso Calavrigu ancora più faticoso per via del fango. Nonostante ciò lo ha fatto anche il giorno successivo, sempre a piedi, mentre l’altro ieri è riuscita finalmente a far aprire la strada da un cingolato spalaneve messo a disposizione dal Comune di Villagrande. «Con altri allevatori avevamo pensato anche noi di noleggiare un elicottero, come hanno fatto a Urzulei, ma non è stato possibile. E poi l’importante era salvare gli uomini prima di tutto», dice ora che la situazione sta tornando alla normalità e si comincia a fare la conta dei danni.

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Simona Mighela è uno dei tanti pastori del Gennargentu e del Supramonte messi alle corde dal maltempo degli ultimi giorni: chi isolato nel proprio ovile, chi impossibilitato a raggiungere il bestiame o costretto a cercarlo dopo che è stato disperso dalla tormenta. Simona è una delle poche donne che praticano la pastorizia in Sardegna, e lo fa in uno degli ambienti più ostili durante l’inverno, a un’altitudine che farebbe tremare anche esperti colleghi maschi.

Una scelta, la sua, dettata soprattutto dal ricordo di una persona cara. Nel 2003 il marito Giulio moriva d’infarto, a 49 anni, senza nessun campanello d’allarme. Simona, che oggi ha 47 anni, faceva la rappresentante di prodotti per la casa, il marito stava per dare forma al suo sogno, un’azienda agrituristica nel cuore del Gennargentu, con un piccolo ristorante e una mandria di un centinaio di capi. «Fu terribile – ricorda Simona Mighela – non avevo alcuna pratica di allevamento. Quando accompagnavo Giulio a Calavrigu fuggivo spaventata dalle mucche. Ma non potevo lasciare». La sua vita è cambiata nel volgere di una stagione. «L’inizio è stato durissimo, ma mi ha aiutato l’amore per la mia bambina, che allora aveva un anno e mezzo. E i miei parenti, proprio tutti. C’era un mutuo da pagare, è stata dura, ma ho trovato comprensione anche da parte della banca. Ce l’ho fatta: l’azienda va bene, anche se portarla avanti è faticoso e la crisi si fa sentire».

La stima dei danni provocati dalla nevicata deve ancora farla, e sa già che il conto sarà salato. Come tanti allevatori di Villagrande si ritrova con decine di capi di bestiame in meno, «con mucche che hanno figliato e non sappiamo dove». Una parte del bestiame, il grosso della sua mandria, al momento della tormenta si trovava nell’altipiano di Villagrande, nei terreni comunali. A Calavrigu invece c’erano una decina di animali: un paio di mucche e di vitelli, qualche asino e alcuni maiali. Non sono stati nutriti per cinque giorni ma ce l’hanno fatta, si sono salvati.

A Calavrigu la neve è ancora alta, molti alberi sono crollati sotto il peso della spessa coltre che li ha ricoperti. A prima vista pare che non ci siano danni alla struttura dell’azienda, ma ripartire anche questa volta non sarà facile. Ma Simona Mighela non è tipa che si lascia intimorire dalle avversità. Sveglia alle cinque e mezza ogni mattina, svolge le faccende di casa sino alle 8, quando accompagna la figlia Maura alla fermata del pullman che la porterà a scuola. Raggiunge il bestiame per la mungitura e poi con il pickup sale a più di mille metri d’altezza, verso Calavrigu, che nel frattempo è diventato ciò che il marito Giulio sognava, cioè un’azienda agrituristica dove si possono gustare i prodotti dell’Ogliastra, dai culurgionis al porcetto (è necessario prenotare).

Nel 2012 ha ricevuto il premio S’Istima, riconoscimento che viene assegnato ogni anno a Mamoiada a chi fa onore alla Sardegna. «Come si dice dalle mie parti: il bisogno fa correre anche i vecchi. Non potevo mandare tutto all’aria», risponde a chi le chiede dove ha trovato la forza per andare avanti.

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