La Nuova Sardegna

Terrorismo, il ministro Orlando conferma: "Su 45 presunti jihadisti 27 sono detenuti in Sardegna"

L'operazione della polizia che aveva smantellato una cellula di terroristi a Olbia
L'operazione della polizia che aveva smantellato una cellula di terroristi a Olbia

Al question time il ministro della Giustizia ha aggiunto anche che non è previsto alcun uso specifico delle colonie penali isolane

11 gennaio 2017
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ROMA. «Sono 45 i detenuti per terrorismo internazionale in varie carceri italiane» e «27 sono in Sardegna, perché qui ci sono strutture altamente moderne e adatte a queste tipologie di detenuti». Lo ha detto al question time il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che sull'ipotesi di trasferire i detenuti islamici di bassa pericolosità presso le colonie agricole penali in Sardegna, ha specificato che «non è prevista nessuna assegnazione a tali strutture di soggetti accusati di reati di terrorismo. Si sta valutando di usarle per la prevenzione del rischio radicalizzazione e per l'esecuzione della pena più adeguata per detenuti che non si siano resi colpevoli reati efferati e di allarme sociale. Ma nessuna destinazione specifica».

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«Dai dati trasmessi dal Dap - ha detto Orlando - risulta che sono sottoposti a specifico monitoraggio 170 detenuti, a cui se ne aggiungono 80 attenzionati e 125 segnalati, per un totale di 375 individui». In questo quadro, risulta che i soggetti detenuti in Italia per reati legati al terrorismo internazionale sono 45 e si trovano ristretti nelle sezioni di "Alta Sicurezza 2" delle case circondariali di Benevento, Brindisi, Lecce, Nuoro, Sassari, Tolmezzo, Torino, Roma Rebibbia e Rossano.

Sono 27 quelli ristretti presso gli istituti della Sardegna in ragione delle caratteristiche delle strutture altamente moderne e adatte a coniugare le esigenze trattamentali specifiche di questa tipologia di detenuti con quelle di sicurezza. «Quanto alle colonie penali - ha aggiunto il ministro - non risulta disposta alcuna assegnazione a tali strutture di detenuti per reati di terrorismo. L'amministrazione penitenziaria sta opportunamente approfondendo l'ipotesi di utilizzare in futuro anche tali strutture alla prevenzione del rischio di radicalizzazione, conformemente alle indicazioni di organizzazioni internazionali e dell'Unione europea volte ad assicurare il potenziamento delle forme di esecuzione della pena più adeguate a favorire il reinserimento sociale dei detenuti che non si siano resi colpevoli di reati efferati e che non destino particolare allarme sociale».

«Il Dap ha da tempo avviato un'intensa attività di ricognizione generale e di trasferimento verso le colonie agricole della Regione Sardegna e della casa di reclusione di Gorgona, con riguardo ai ristretti con una elevata pena da scontare ed idonei all'attività lavorativa, ma del tutto sottratti ad ogni coinvolgimento in contesti di radicalizzazione. Al fine di evitare ogni forma di ghettizzazione e di isolamento su base religiosa, sono previste per tutti i soggetti ristretti negli istituti penitenziari le stesse opportunità trattamentali tra cui la partecipazione al lavoro, anche all'interno delle colonie agricole. Quindi ad oggi non c'è nessuna destinazione specifica».

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