La Nuova Sardegna

Allarme dei pescatori ricci verso l’estinzione sono pochi e vuoti

di Claudio Zoccheddu
Allarme dei pescatori ricci verso l’estinzione sono pochi e vuoti

La conferma arriva dai subacquei: «È un disastro» La soluzione è ridurre le giornate di lavoro e alzare i prezzi

09 gennaio 2017
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SASSARI. Vuoti, pochi (forse) e decisamente sotto costo. Un colpo durissimo per i palati di mezza Sardegna. Uno schiaffone che accompagna le note del requiem per i pescatori di ricci, una categoria in via d’estinzione come le prede che raccolgono nel mare d’inverno. Anche se, sull’estinzione del riccio di mare c’è più di un dubbio. Quella dei pescatori, invece, appare imminente: «Viviamo una situazione delicatissima – spiega Stefano Melis, presidente dell’associazione che riunisce i pescatori di ricci del cagliaritano – lavoriamo poco per colpa delle condizioni del mare e quando la natura ci permette di entrare in acqua troviamo ricci pressoché vuoti. Una situazione come questa capita ogni quattro anni e mi piace pensare che si tratti di un meccanismo di protezione. Perché, nonostante quello che si dice e che si legge in giro, noi teniamo alla salute dei ricci e alla conservazione della specie». E tengono anche alla salute di un sistema economico da più di dieci milioni di euro di cui i pescatori intascano solo una minima parte: «Ecco perché proponiamo una svolta – aggiunge Melis – il riccio deve essere considerato come il caviale o la bottarga e deve costare il giusto. Noi abbiamo proposto 50 centesimi a esemplare, sarebbe un buon modo per aumentare i nostri guadagni e ridurre lo sforzo di pesca».

I cattivi. È così che vengono raccontati i pescatori di ricci, soprattutto quelli di Cagliari. Il titolo, in parte, è meritato ma ormai sembra anacronistico. La cattiveria è un retaggio del passato, perlomeno secondo Stefano Melis: «Nel corso degli anni qualcosa non è andato per il verso giusto ma chi giudica i 77 pescatori che rappresento per colpa del comportamento di pochi, spesso abusivi, commette un grave errore». Anche perché proprio da Cagliari è partita l’unica proposta possibile per salvare la specie: «Siamo stati noi a indicare la riduzione dei giorni di pesca alla Regione come soluzione da proporre al ministero. Però siamo sempre noi a finire sotto accusa quando si parla di tutela – aggiunge Melis –, anche se poi allestire una rete di controlli adeguati è complicato e gli abusivi, ovvero i tanti pescatori che operano senza autorizzazione, fanno quello che gli pare».

Le regole. Le decide l’assessorato regionale all’Agricoltura e le approva il ministero. Ogni anno. Nella stagione 2016/17 la pesca è possibile dall’inizio di novembre al 30 aprile, dall’alba fino alle 15 tutti i giorni a eccezione del lunedì. Il lavoro è limitato ai pescatori autorizzati che possono raccogliere 1500 ricci ogni giorno, 3mila se accompagnati da un assistente. Ogni pescatore deve autocertificare il suo lavoro compilando un libretto di pesca in cui deve annotare le quantità prelevate e il luogo di raccolta.

I prezzi. Variano a seconda della location in cui vengono venduti. Nelle bancarelle vicino alle spiagge 14 ricci, un tozzo di pane e un assaggio di vino costano 5 euro. La pizza generalmente non costa meno di 14 euro e più di 16. In ristorante un piatto di pasta con i ricci può costare anche 18 euro e chi è pratico dei fornelli sostiene che con 80 grammi di ricci si possano condire fino a 500 grammi di pasta. I prezzi all’ingrosso, invece, sono fissi: una cesta (500 ricci) viene pagata 75 euro. «La cosa davvero incredibile è che molte persone sono convinte che i pescatori di ricci guadagnino montagne di soldi e si arricchiscano alle spalle della natura – conclude Stefano Melis –, ma se noi vendiamo 500 ricci a 75 euro agli impianti di trasformazione e poi un piatto di pasta costa 18 euro forse è il caso che qualcuno rifaccia i conti».

I nemici. È un altro argomento che è andato spesso di trasverso ai ricciai. Un po’ perché probabilmente la sfida al sorgere del sole sul lungomare di Putzu Idu, a San Vero Milis, è stato il momento più basso della categoria ma soprattutto perché la tensione di quei giorni sembra superata «Proprio così. Anzi, aggiungo che da quel momento in poi è nata una bella collaborazione tra noi e i colleghi del resto della Sardegna e adesso abbiamo in cantiere anche un progetto da realizzare insieme, unendo le forze», conclude il rappresentante dei ricciai. In ballo c’è la nascita di un centro di trasformazione gestito dai pescatori. Un passo in avanti per tutta la categoria e un colpo al cuore di un sistema economico che funzione con regole vetuste.

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