La Nuova Sardegna

Spopolamento, la fuga dei servizi cancella il futuro

di Luca Rojch
Spopolamento, la fuga dei servizi cancella il futuro

I comuni che registrano un calo demografico sono 250. I sindaci in rivolta contro i tagli dello Stato e delle istituzioni

05 gennaio 2017
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SASSARI. Condannati all’estinzione. A una lenta agonia antropologica. Il destino di molti paesi della Sardegna sembra essere già scritto: svanire. Una morte lenta, con la scomparsa dei residenti. Una lunga fine da inedia, con la data di scadenza già impressa nel destino. Centri spolpati dei servizi essenziali in nome di una spending rewiev che smonta le insegne di banche, poste, scuole, farmacie, caserme, ambulatori. Paesi fantasma. Grigi. Popolati solo da capelli d’argento, senza più giovani, senza più futuro.

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La rivolta dei sindaci dopo la scelta delle Poste di inviare il portalettere a giorni alterni è solo l’ultima scelta di una fuga delle istituzioni dai piccoli paesi della Sardegna. Una ricerca ha messo in evidenza come 250 dei 377 paesi dell’isola siano interessati dal fenomeno dello spopolamento. Ma non solo, per 31 la condanna a morte è già fissata. Spariranno entro 60 anni. Nessuna rassegnazione da parte dei sindaci, che continuano a mobilitarsi per denunciare l’assenza di servizi e la fuga dello Stato e dalle istituzioni. Ma per loro, da soli, è una sfida quasi impossibile da vincere. Serve una svolta.

La giunta regionale ha annunciato un masterplan per le zone interne. Ma continuano a mancare servizi essenziali, strade, scuole, assistenza sanitaria. Le comunità si disintegrano con i giovani che abbandonano i paesi alla ricerca di un lavoro. Attirati dai centri costieri in cui si concentrano servizi e opportunità. In un effetto ciambella, con i paesi che si affacciano sul mare che vedono aumentare i propri residenti e quelli dell’interno che si spengono.

C’è un altro dato che meglio di altri spiega come la demografia segua le scelte politiche. Un terzo di tutta la popolazione sarda vive nell’area metropolitana di Cagliari, in cui si concentrano i servizi e le attività. I piccoli comuni in molti casi devono pagare con fondi propri servizi essenziali. Come i 10 sindaci del Marghine che hanno fatto una colletta per dare una sede e far restare a Macomer il giudice di pace. Ma sono tanti i casi in cui i primi cittadini offrono i locali pubblici ai medici che mantengono aperto l’ambulatorio, o devono investire risorse per trovare insegnanti di sostegno per non vedere sparire le scuole.

I primi due centri condannati a sparire entro 20 anni sono Monteleone Rocca Doria e Sorradile. Lo indica in modo inequivocabile la curva in picchiata dei loro residenti. Ma non tutti si rassegnano. C’è chi come il creativo sindaco di Ollolai, Efisio Arbau, ha venduto le case disabitate del suo paese a un euro per trovare nuovi residenti e mantenere in vita il suo paese. Tecniche di sopravvivenza per evitare che il centro della Sardegna diventi un immenso paese fantasma.

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