La Nuova Sardegna

I vescovi: «Riscoprire il senso del Natale»

di Mario Girau
I vescovi: «Riscoprire il senso del Natale»

L’appello dei monsignori sardi per una festa vissuta nel suo profondo significato religioso

27 dicembre 2016
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CAGLIARI. La riscoperta del vero senso del Natale è stato al centro delle omelie e dei messaggi dei vescovi sardi. Insieme con l'invito a rimboccarsi le maniche per aiutare tutte le tipologie di povertà, materiali e spirituali. Temi quasi obbligati perché - come scrive l'arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna, «Le scelte di coerenza evangelica sono sempre meno frequenti». Il presule arborense ne elenca alcune: «Sempre più giovani chiedono lo sbattezzo. Sempre più coppie chiedono il matrimonio civile. Sempre più uomini chiedono il funerale laico. La fede viene spesso ridotta alla pratica religiosa nelle ricorrenze delle feste popolari». «Abbiamo bisogno – per monsignor Sanna – di una presenza di qualcuno che ci guardi negli occhi e ci dica: è bello che tu ci sei». Nella fragile carne di un bambino appena nato «c'è ancora una volta – dice il vescovo di Lanusei, Antonello Mura – lo sguardo di Dio per noi. Questo intreccio di sguardi ci fa sempre bene. Il nostro, spesso confuso e disorientato, e il suo che continua a vedere noi e questa terra con benevolenza». La tentazione dell'uomo è cavarsela da solo, di affidare il suo futuro non alla Provvidenza divina, ma alla potenza della tecnica. «La celebrazione del Natale – dice il vescovo di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda – ci invita a ancora una volta a contemplare il modo di agire di Dio. Egli sceglie di intervenire nella nostra storia non con la potenza, ma con la povertà, non con la forza, ma nella debolezza. Non imponendo la sua presenza, ma condividendo la nostra vita». «Perché boicottare Dio – si chiede il vescovo di Nuoro, Mosè Marcia – che vuole con la mia vita, fatta di amore e perdono, incarnarsi quotidianamente nella società?». Monsignor Arrigo Miglio nel suo messaggio alla diocesi di Cagliari indica anche il luogo scelto da Dio per manifestarsi. In particolare tra quelli «che sulla scena di questo mondo non contano, non trovano mai posto, che devono sempre farsi da parte e spesso fuggire perché danno fastidio a qualcuno importante». Il vescovo di Ales-Terralba, Roberto Carboni, propone un percorso sicuro per vivere il Natale nella sua essenzialità: «Risvegliare la nostra capacità di curarsi degli altri, dei deboli e degli abbandonati». «Alla fine è semplicemente la nostra fraternità a essere il segno credibile – dice il vescovo di Alghero, Mauro Morfino – e il frutto più saporito del Natale stesso del Signore e dell'intera vita cristiana». In questo modo sarà anche possibile «rapportare - come scrive l'arcivescovo di Sassari Paolo Atzei – il Mistero dell'Incarnazione avvenuto a Betlemme al mistero eucaristico istituito da Gesù nel cenacolo».

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