La Nuova Sardegna

Il ritorno di Peru? Tutto regolare

di Mauro Lissia
Il ritorno di Peru? Tutto regolare

No al ricorso di Carta, giusto il reintegro del consigliere coinvolto in Sindacopoli

15 dicembre 2016
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Bloccato dall’obbligo di dimora stabilito dal gip di Oristano, Antonello Peru non può muoversi da Sassari e deve disertare le sedute del consiglio regionale. Ma la decisione di restituirgli la sua poltrona nell’assemblea regionale, assunta dall’ufficio di presidenza applicando alla lettera la legge Severino, per il tribunale di Cagliari «è da considerarsi ineccepibile». A ricorrere prima al Tar - che si era dichiarato incompetente a decidere - e poi al giudice civile ordinario citando in causa anche il Consiglio regionale era stato Giancarlo Carta, il consigliere chiamato a sostituire Peru mentre era in carcere e successivamente in custodia domiciliare. Con un’ordinanza firmata il 13 dicembre il giudice Ignazio Tamponi ha però respinto il ricorso d’urgenza presentato dall’avvocato Giancomita Ragnedda condannando Carta a pagare complessivamente 7922 euro per le spese di giudizio, che andranno divise tra l’Avvocatura dello Stato che ha patrocinato la Presidenza del Consiglio e i legali di Peru - Luigi Esposito, Marco Enrico e Antonello Rossi - le cui tesi sono state tutte accolte dal giudice. In teoria Carta potrebbe ora rivolgersi in seconda istanza al tribunale collegiale, ma a parte i tempi biblici che passerebbero da qui alla decisione, l’ordinanza firmata dal giudice Tamponi espone conclusioni così categoriche da lasciare poco spazio a valutazioni alternative.

La vicenda nasce il 10 maggio scorso, quando Peru finisce in carcere coinvolto nell’inchiesta Sindacopoli e in base alla legge Severino viene sospeso dalla carica elettiva. Al suo posto entra Carta, il primo dei non eletti nella lista di Forza Italia Sardegna. La sua però non è una sostituzione definitiva, ma solo una supplenza perché la norma stabilisce che alla cessazione della misura cautelare l’onorevole sospeso dev’essere rimesso al suo posto. Cosa che puntualmente accade quando, lo scorso 3 ottobre, il gip di Oristano revoca la custodia domiciliare e applica nei confronti di Peru l’obbligo di dimora, una misura meno dura che consiste in altre parole nel divieto di allontanarsi, senza l’autorizzazione del giudice, dalla città di residenza. Tempo pochi giorni e la presidenza del Consiglio applica il dettato della legge Severino, che non contempla l’obbligo di dimora ma solo il divieto di dimora tra le misure che determinano la sospensione del consigliere. Rapido giro di comunicazioni formali e Carta deve fare fagotto per lasciare il campo al titolare. Ma per l’ormai ex supplente qualcosa non quadra: il suo legale sostiene prima davanti al Tar e poi al tribunale ordinario che quella norma non può essere applicata alla lettera, perché l’obbligo di dimora è più limitante: col divieto il consigliere deve star lontano da una sola città, l’obbligo è una sorta di confino perché non può muoversi da quella stabilita dal giudice. Di più: Peru sostiene che un provvedimento di sospensione inflitto dal Presidente del Consiglio dei ministri non può essere revocato dalla Presidenza della Regione. Entrambe le tesi però sono state bocciate dal giudice Tamponi: la misura stabilita dal gip di Oristano è motivata da ragioni d’indagine e non deve tener conto del mandato elettorale di Peru. In quanto al resto, sostiene il magistrato, è la stessa legge Severino a stabilire con chiarezza che una volta revocata la misura cautelare cessi anche la sospensione. Quindi il Consiglio regionale sardo non ha fatto altro che applicare la legge, nel solo modo possibile e senza ritardi.

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative