La Nuova Sardegna

l’inchiesta sul poligono militare

Teulada, contestati nuovi reati: inquinamento e disastro ecologico

CAGLIARI. L’inchiesta giudiziaria sulla situazione ambientale del poligono militare di Teulada è arrivata a un punto di svolta: chiusa la fase dei sopralluoghi e acquisite le consulenze scientifiche,...

08 dicembre 2016
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CAGLIARI. L’inchiesta giudiziaria sulla situazione ambientale del poligono militare di Teulada è arrivata a un punto di svolta: chiusa la fase dei sopralluoghi e acquisite le consulenze scientifiche, il pm Emanuele Secci si appresta a tirare le somme e a formulare i capi d’imputazione. E’ certo, considerato l’esito delle perizie, che l’ipotesi di omicidio colposo rivendicata dalle associazioni antimilitariste è già caduta: i dati epidemiologici dimostrano che l’incidenza delle malattie collegabili all’attività militare nell’area di Teulada non è superiore e in parte addirittura inferiore alla media regionale. Le ispezioni, compresa quella condotta dalla commissione parlamentare sugli effetti dell’uranio impoverito guidata dall’olbiese Giampiero Scanu, hanno però confermato che lo stato dei luoghi utilizzati da decenni per le esercitazioni militari delle forze Nato è fortemente compromesso. La penisola Delta, bersaglio dei bombardamenti, è stata segnalata dai periti come zona altamente a rischio, disseminata di missili e inquinata da esplosivi al punto da rendere pericoloso qualsiasi intervento di bonifica. Se agli atti del procedimento non c’è alcun elemento che metta in relazione quella discarica di ordigni con le condizioni di salute degli abitanti di Teulada e Sant’Anna Arresi, il materiale raccolto dalla Procura dimostra che l’attività militare ha provocato nel corso degli anni un disastro ambientale di proporzioni preoccupanti, segnato dalla presenza - l’hanno scritto i consulenti della commissione parlamentare - anche di missili inesplosi. Ed è su questo aspetto che si è concentrata l’attenzione del pm Secci in vista della chiusura dell’inchiesta.

Due, non necessariamente in alternativa, i reati che con ogni probabilità saranno contestati ai responsabili dell’attività nella penisola Delta: il primo è inquinamento ambientale, nella nuova formulazione entrata in vigore nel 2015 per semplificare una materia da sempre considerata complessa. L’altro è il disastro ambientale, rivisto anche quello alla luce della nuova fattispecie penale. Entrambe le ipotesi, norme alla mano, possono essere contestate indipendentemente dall’esistenza di danni alle persone. La differenza tra l’una e l’altra è l’intensità del danno all’ambiente naturale, in relazione all’estensione del territorio colpito e dal livello di compromissione, fino all’irreversibilità. Per i responsabili del disastro la situazione, sotto il profilo strettamente penale, sembra dunque aggravarsi. Il nuovo reato prevede infatti sanzioni più gravi e l’accertamento delle colpe risulta più semplice. Semmai non sarà facile per la Procura risalire ai nomi dei responsabili: andranno cercati fra i comandanti militari, italiani e stranieri, che hanno operato a Teulada nell’arco dei decenni. Ciascuna posizione dovrà essere vagliata in rapporto con le attività svolte nel poligono, con le armi usate, con il livello di precauzione usato per mandare avanti le esercitazioni da sempre aspramente contestate dalle associazioni pacifiste e in buona parte anche dagli abitanti dell’area di Teulada.

Tempo due mesi l’inchiesta dovrebbe arrivare al capolinea e a quel punto si conosceranno anche i nomi degli indagati e le imputazioni contestate ad ognuno di loro. (m.l)

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