La Nuova Sardegna

Insulti al consigliere Busia, quattro indagati

Insulti al consigliere Busia, quattro indagati

Due anni fa frasi pesanti su Facebook dopo un convegno a Iglesias dedicato alla violenza sulle donne

07 dicembre 2016
2 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Le persone indagate sono quattro, l’accusa è diffamazione via internet. Sarebbe una vicenda come tante se non fosse che a denunciarla è stata Anna Maria Busia, consigliera regionale e avvocata, bersagliata da una sequenza di affermazioni spericolate al punto da indurla a portare tutto in Procura. Il fatto in sè è banale: quasi due anni fa l’avvocata Busia ha partecipato a un convegno a Iglesias, invitata per trattare un tema impegnativo: la violenza sulle donne. A organizzarlo - titolo: “L’amore impossibile” - la onlus “Io non ho paura” nata da un progetto della stimatissima insegnante Francesca Ena. Chiusi i lavori, sono stati alcuni commenti postati sulla pagina Facebook gestita da Francesca Ena ad aprire la strada a iniziative giudiziarie: qualcuno ha messo in dubbio la coerenza di Anna Maria Busia, da una parte militante attiva nella battaglia in difesa delle donne, dall’altra difensore di uomini che le donne le maltrattano. Lungi dal distinguere il ruolo privato da quello professionale, gli autori dei commenti hanno usato parole dure: «Non volevo sporgere querela - spiega la consigliera regionale - mi sarebbe bastato che la titolare della pagina cancellasse quei commenti diffamatori». È avvenuto il contrario: la responsabile di “Io non ho paura” - secondo quanto ha denunciato l’avvocata Busia - ha rincarato la dose. Conseguenza: querela per diffamazione, con quattro iscritti al registro degli indagati che rischiano la citazione a giudizio davanti al giudice monocratico. Francesca Ena si è dimessa dalla presidenza dell’associazione e salvo ripensamenti dovrà difendersi nel procedimento che la coinvolge.

Il fatto ha un antefatto: in una conversazione registrata tra due indagati del caso Igea l’onorevole Busia viene insultata pesantemente («sempre in mezzo alle palle, quella tr...») perché è stata lei insieme al collega Roberto Frongia a denunciare le ruberie al centro dell’inchiesta condotta dal pm Marco Cocco. Qui non c’è diffamazione, si tratta di una conversazione privata che la Procura non ha neppure trascritto: «Ho voluto ricordare questo episodio - spiega Anna Maria Busia - per il linguaggio usato dai due protagonisti della telefonata. Quando si tratta di donne, l’insulto è molto spesso riferito alla sfera sessuale. Sarebbe ora di finirla». (m.l)

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative