La Nuova Sardegna

i numeri della disfatta

Solo 4 Comuni per il Sì Debacle per i big del Pd

di Alessandro Pirina
Solo 4 Comuni per il Sì Debacle per i big del Pd

di Alessandro Pirina SASSARI Appena 4 comuni su 377 hanno detto sì alla riforma Boschi. Quattro sparute isolette in un oceano di No che ha sommerso la Sardegna. Da nord a sud l’isola ha contribuito a...

06 dicembre 2016
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di Alessandro Pirina

SASSARI

Appena 4 comuni su 377 hanno detto sì alla riforma Boschi. Quattro sparute isolette in un oceano di No che ha sommerso la Sardegna. Da nord a sud l’isola ha contribuito a dare il benservito a Renzi. È stata la regione d’Italia con la più alta percentuale di No. Il 72,22 per cento dei sardi ha bocciato la revisione della Carta. Lo tsumani elettorale non ha fatto differenze tra grandi città e piccoli centri. La Sardegna intera si è schierata contro la riforma. E contro Renzi e il suo governo, e di riflesso contro la Regione a guida Pigliaru. A fare eccezione sono quattro piccoli centri, dove, a sorpresa, ha avuto la meglio il Sì. Ad Armungia, paese natale di Emilio Lussu, il 52,9 degli abitanti ha promosso la riforma: 137 sì contro 122 no. A Semestene, in provincia di Sassari, la forbice è più ristretta: 52,1 a 47,9, che in numeri reali equivale a un condominiale 25 a 23. Vittoria del Sì anche a Tuili, nel Medio Campidano (51,3), e ad Aggius (50,4), dove in qualche modo Renzi giocava in casa. Il quasi ex premier, infatti, come anche Luca Lotti, è legato da un rapporto di amicizia con il sindaco Nicola Muzzu. E la sua prima volta da politico in Sardegna fu proprio nel piccolo centro gallurese nell’estate del 2011.

Valanga di no. Negli altri 373 comuni sardi la riforma Boschi è stata cassata senza possibilità di appello. A Siapiccia, in provincia di Oristano, l’86,8 dei votanti ha messo la croce sul No, con i sostenitori del Sì fermi al 13,2. Debacle per Renzi anche a Palmas Arborea (il no all’84,2) e a Maracalagonis (83,9).

Le città del No. Anche i capoluoghi hanno tutti visto stravincere il fronte del No. La percentuale più alta a Iglesias (77,3), comune a guida Pd, seguita da Oristano (75,6), anch’esso con un sindaco dem, Guido Tendas, e Nuoro (74,2), dove il sindaco Andrea Soddu, civico, aveva scelto di non dare indicazioni di voto. Sindaci soddisfatti a Carbonia e Olbia, la grillina Paola Massidda e il forzista Settimo Nizzi, deluso invece a Sassari dove il No ha messo insieme il 69,7 malgrado Nicola Sanna e un esercito di parlamentari e consiglieri Pd avessero fatto un’agguerrita campagna per il Sì. Stessa percentuale di No a Cagliari, dove il sindaco Massimo Zedda, in sintonia con Renzi sul futuro del centrosinistra, non aveva seguito i compagni di Sel nel bocciare la riforma.

Avvertimento ai sindaci. Ma ad andare ko sono stati anche i sindaci-onorevoli di centri più piccoli che in questi mesi hanno affiancato il loro nome alla campagna. A Sadali, guidato dalla deputata Pd Romina Mura, il Sì si è fermato al 31,4. Performance leggermente migliore a Florinas, governato dalla deputata dem Giovanna Sanna, dove il Sì è arrivato al 38,9. Debacle a Solarussa per il sindaco-consigliere regionale Mario Tendas, Pd: il Sì è al 19,6 per cento. Solo un po’ meglio il collega Giuseppe Meloni, primo cittadino di Loiri Porto San Paolo, dove i voti favorevoli alla riforma sono stati solo il 25,6 per cento.

Big senza regno. Ma lo tsunami del referendum ha travolto tutta la classe dirigente del Pd. In particolare nei loro regni elettorali. A Sanluri, città di Renato Soru, super sponsor del Sì, il No ha messo insieme il 73,6 e Villacidro, casa del deputato Siro Marrocu, al 73,3. A Sorgono, paese di Francesca Barracciu, unica sarda ad aver fatto parte del governo Renzi, il Sì non è andato oltre il 28,3. Male anche i centri che negli ultimi giorni hanno ricevuto le visite di ministri e altri big del Pd. Alla Maddalena (30,9) è passato il ministro Franceschini, a Porto Torres (25,7) l’ex ministro Damiano e a Jerzu (34) la Serracchiani.

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