La Nuova Sardegna

Tempio, il giudice Vincenzo Cristiano tentava di bloccare l'inchiesta

di Guido Piga
Il giudice Vincenzo Cristiano
Il giudice Vincenzo Cristiano

I pm di Roma: «Condiziona e istruisce i testi». La “guerra” agli altri magistrati, incontri e telefonate con i suoi indagati

03 dicembre 2016
4 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. «C'è il rischio che inquinino le prove». La svolta nell'indagine per corruzione, con un giudice arrestato per la prima volta nel tribunale di Tempio, è arrivata a fine ottobre. I pubblici ministeri di Roma, Paolo Ielo (uno del pool di Mani Pulite) e Rocco Fava, mandano un file al gip capitolino, Giulia Proto, sostenendo che i tre indagati - il giudice Vincenzo Cristiano, l'imprenditore olbiese Manuel Spano, il campano Umberto Galizia, poi arrestati il 1 dicembre 2016 - riescono, a inchiesta in corso, «a condizionare e finanche a prevenire le investigazioni istruendo i testi sulle dichiarazioni da rendere agli inquirenti».

Questa è una delle ragioni che ha portato i magistrati romani, dopo il lavoro della polizia investigativa di Olbia e ben 4 mila pagine di intercettazioni e pedinamenti, ad accelerare i tempi di un'indagine partita nel maggio 2015 e avviata da una segnalazione della procura di Tempio; era quella in cui si svelava che il giudice Cristiano aveva aperto una pizzeria a San Teodoro con un altro campano residente a Olbia, Cristian Ambrosio, in quel momento sotto indagine per traffico di droga (e poi arrestato a ottobre dello stesso anno).

Guerra agli altri giudici. Ma nelle oltre 40 pagine dell'ordinanza firmata dal gip Proto, c'è anche un'altra ragione dietro l'arresto: quella che i tre possano reiterare i reati. Cristiano - dice l’ordinanza - cerca di condizionare gli altri giudici di Tempio e intrattiene rapporti con indagati ai quali «fornisce supporto». «Cristiano ha interferito su un procedimento assegnato a un pm di Tempio nel quale risultava indagato per cessione di droga Cristian Ambrosio, suo socio nella pizzeria» scrive per esempio il gip Proto .

“Un altro giudice permeabile”. Ancora il gip Proto: «Cristiano, il 9 aprile 2016, si è intrattenuto a cena, unitamente a un altro giudice di Tempio, con G.M. per discutere della misura cautelare emessa dalla direzione Antimafia nei confronti del fratello di G.M., il cui interrogatorio di garanzia è stato fatto proprio dall'altro giudice presente alla cena». E su quell’altro giudice gli inquirenti romani scrivono, sempre nell’ordinanza, che «risulta permeabile, come emerge dalle intercettazioni, alle indicazioni e ai suggerimenti di Cristiano».

Rapporti con indagati. Infine, sempre il gip Proto, descrive i rapporti tra Cristiano e gli imputati: «Cristiano ha richiesto, il 26 maggio 2016, di essere autorizzato ad astenersi da un procedimento rappresentando al presidente del tribunale di avere recentemente incontrato alcune persone le quali lo informavano delle vicende occorse all'indagato quando, invece, aveva incontrato l'indagato, il 13 aprile 2016, in un bar di Olbia; indagato di cui si era occupato come gip».

Dagli al pm. Nell’ordinanza, infine, è trascritta una conversazione in cui Cristiano è assai irritato con un pubblico ministero di Tempio che non ha fatto intervenire la polizia per fargli recuperare, da casa di un pregiudicato di Olbia, il telefonino che gli era stato rubato. “Adesso se la piglia in c...» dice Cristiano, facendo riferimento a un’inchiesta del pm da «affrontare con calma».

Telefonate dopo le sentenze. Questo è il contesto in cui maturano le accuse di corruzione: Galizia per aver regalato un servizio di piatti e, in parte, una Smart a Cristiano; Spano per avergli donato un computer Mac dopo essere stato assolto. I giudici romani contestano a Cristiano di aver incontrato, fuori dal tribunale, l’avvocato di Galizia e di «aver avuto contatti telefonici con Spano prima e dopo la sentenza di assoluzione», da lui pronunciata, dell’imprenditore olbiese; «due giorni dopo la sentenza si contano ben sei contatti tra giudice e imputato assolto».

Lunedì 5 l'interrogatorio del giudice. Alle accuse mosse dalla Procura di Roma contro il giudice di Tempio Vincenzo Cristiano non credono i suoi difensori, gli avvocati Giovanni Azzena e Gerolamo Orecchioni, che stanno preparando la controffensiva per lunedì mattina alle 12, in tribunale a Roma, dove è fissata l’udienza di garanzia di Cristiano, «autorizzato a raggiungere la capitale da Pozzuoli (città in cui è ai domiciliari, a casa della madre, ndr) con la propria auto» fanno sapere i legali. I quali, questo è il punto, non credono che quei regali possano aver condizionato, né tantomeno corrotto, un giudice che anche ieri hanno definito integerrimo. E, carte alla mano, sono sicuri che Cristiano ( ieri prontamente sostituito dal giudice Di Giacomo nelle funzioni di gip e gup) «possa chiarire, nella sede di Roma, la sua posizione».

In Primo Piano
Trasporti

Numeri in crescita nel 2023 per gli aeroporti di Olbia e Cagliari, in calo Alghero

Le nostre iniziative