La Nuova Sardegna

Il ministro Martina: il Sì farà crescere l’isola

di Alessandra Sallemi

Il responsabile dell’Agricoltura a Cagliari per un incontro con le associazioni «Nei bandi per gli indigenti ci sarà spazio anche per il pecorino in eccesso»

20 novembre 2016
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CAGLIARI. Una Camera per legiferare e un’altra per rianimare il rapporto tra Stato e Regioni perché il federalismo in Italia è rimasto lettera morta. Chi annuncia il Sì alla riforma costituzionale al voto il 4 dicembre non è convinto che si sia trovato il rimedio perfetto al drammatico distacco tra azione politica e bisogni della popolazione, ma ha la certezza che si possa mettere in moto un sistema dove il tema del tempo col quale si vara una legge e la si mette in pratica ha la sua vitale priorità. I dettagli, poi, sono, tra gli altri, che si abolisce un apparato come il Cnel e che si spera di eliminare il contenzioso immenso tra Stato e Regioni sulle materie dalle competenze finora intrecciate. A Cagliari, nella sala del teatro Massimo gremita di pubblico, ieri si è tenuto il dibattito sulle ragioni del Sì coordinato dal giornalista Filippo Peretti e organizzato da Centro studi Aldo Moro, Associazione Rosa Rossa e Sinistra per il Sì, col ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina a rappresentare le ragioni di questa scelta politica e istituzionale. Francesca Ticca, segretaria regionale Uil: «Noi da anni parliamo di riforme, sul Cnel io sindacalista ho sempre detto che non è possibile salvare un cimitero di elefanti che costa dai 15 ai 20 milioni di euro l’anno e che in 50 anni ha prodotto appena 14 proposte di legge». Alberto Sunda, direttore generale di Confcommercio: «Noi abbiamo chiesto modifiche sostanziali e dal Sì ci si può aspettare una semplificazione amministrativa e ci aspettiamo la fine del contrasto Stato-Regioni». Battista Cualbu, Coldiretti: «Ci avete aiutato sulla tracciabilità del latte e ora si vedono i primi risultati, gli sgravi fiscali per i giovani funzionano, ma in Sardegna siamo al terzo anno di piano di sviluppo rurale e non siamo riusciti a far partire un solo bando, c’è una situazione drammatica per il pecorino romano: al ministro chiediamo che si ritiri il prodotto in eccesso».

Giacomo Spissu, ex presidente del consiglio regionale: «È bene ripetere che se vince il Sì le regioni a statuto speciale mantengono le loro prerogative e la Sardegna continuerà ad avere rappresentanza in Senato, ovviamente in proporzione al diminuito numero di senatori (che da 350 scendono a 95), quindi ne avrà 3». Cristiano Erriu, assessore regionale alla Programmazione: «Si è calcolato che la riforma produrrà un risparmio di 500 milioni di euro». Pasquale Mistretta, ex rettore dell’ateneo di Cagliari: «La riforma è un passo indispensabili perché le nuove generazioni possano uscire dall’impossibilità di confrontarsi col mondo». Alberto Scanu, Confindustria: «Questa riforma non sarà la migliore possibile ma affronta il nocciolo del problema e rende realizzabile un nuovo percorso».

Il ministro Maurizio Martina: «Quel che succederà il 4 dicembre riguarda ogni cittadino. La riforma ha limiti, è frutto di una mediazione faticosa, ma è la strada che abbiamo per dotare il paese di istituzioni più semplici e più veloci, io penso che la velocità delle decisioni sia fondamentale per l’equità, sono i più deboli che hanno bisogno di decisioni veloci». Martina ha illustrato le cose fatte per l’agricoltura in mille giorni di governo e la prossima: ritirare il pecorino romano in eccesso, come ha chiesto Coldiretti, con gli interventi a favore degli indigenti.

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