La Nuova Sardegna

il caso della olbia-tempio

La strada di Monte Pinu interrotta il simbolo della mancata rinascita

di Serena Lullia

OLBIA. Immobile come tre anni fa. La voragine che inghiottì tre vite tra Olbia e Tempio, all’altezza di Monte Pinu, è ancora aperta. Spezzato in due il nastro di asfalto che collega la città all’Alta...

18 novembre 2016
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OLBIA. Immobile come tre anni fa. La voragine che inghiottì tre vite tra Olbia e Tempio, all’altezza di Monte Pinu, è ancora aperta. Spezzato in due il nastro di asfalto che collega la città all’Alta Gallura. Nella scarpata, diversi metri sotto il livello della strada, le auto riposano ancora tra massi e polvere. Nella sera del 18 novembre 2013 la furia dell’acqua divorò l’asfalto mentre le auto passavano. Nel fiume di acqua e fango cadde il fuoristrada su cui viaggiavano Bruno Fiore, la moglie Sebastiana Brundu e la consuocera Maria Loriga. Per loro fu impossibile combattere contro la furia della natura. La strada venne sequestrata su mandato della Procura di Tempio per 18 mesi. Un provvedimento necessario per consentire lo svolgimento delle indagini e accertare le cause del crollo. Entro la fine dell’anno l’Anas manderà in appalto i lavori per ricostruire la strada. Il 31 dicembre scade il regime commissariale. La sua proroga era stata chiesta e ottenuta dalla Regione.

Fermo immagine. Da tre anni Olbia aspetta di vedere ricucita la ferita di Monte Pinu. Ma per il terzo anniversario la comunità vedrà ancora lo stesso fermo immagine. L’accesso sbarrato a quattro chilometri dalla voragine. Le transenne impediscono il passaggio delle auto alla provinciale che, curva dopo curva si arrampica verso Monte Pinu. Quel tratto abbandonato anno dopo anno viene schiaffeggiato dal tempo e dalla pioggia. In più punti si sono aperte delle crepe che corrono lungo la carreggiata. Ferite che diventano più profonde negli ultimi 200 metri dal vuoto. Tra le spaccature sono cresciuti delle piante. Più ci si avvicina al punto del crollo più la strada più cresce la sensazione di stare sospesi sul nulla.

Tempi lunghi. All’inizio del 2016, su insistente richiesta della Regione, il Governo concede la proroga del regime commissariale Protezione civile-Anas. Fino al 31 dicembre. La procedura avrebbe dovuto garantire tempi rapidi per arrivare all’appalto della nuova strada. Ma i ritardi si sono accumulati e non sono legati solo alla burocrazia tutta italiana, ma alla complessità dell'opera. Non si tratta di ricostruire solo il ponte venuto giù nel 2013. L’Anas ha dovuto fare uno studio idrogeologico più approfondito per riprogettare un altro chilometro e mezzo di strada. Che dovrà essere sollevata per evitare che in caso di piogge abbondanti la piena porti via la carreggiata. I tempi di realizzazione sono quelli previsti dal codice degli appalti.

Le risorse e il bando. I 24 milioni di euro necessari per ricostruire la strada provinciale 28 ci sono anche grazie alla Regione. L’assessore ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, ha tenuto una vivace corrispondenza con il Governo per ottenere dal ministero dell’Economia la conferma del finanziamento dell’opera pubblica.

Nelle mani dell’Anas. Adesso tocca all’Anas, proprietaria della strada, pubblicare il bando. È atteso tra la fine del mese e l’inizio di dicembre. Comunque prima della fine dell’anno, quando cesserà il regime commissariale.

Il processo. Proprio nei giorni scorsi c’è stato l’ennesimo rinvio del processo contro i sette indagati per il crollo della strada. Una mancata notifica a un dipendente della provincia di Sassari, ha fatto slittare al 7 dicembre l'udienza preliminare nella quale la Procura chiederà e il rinvio a giudizio per progettisti, tecnici e manutentori della provincia turritana.

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