La Nuova Sardegna

Nasce la Banca etica dei cereali

di Michela Cuccu

I produttori costituiscono una rete per contrastare il crollo del prezzo del grano

09 novembre 2016
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ORISTANO. Mai più cereali sottopagati e soprattutto agricoltori indifesi nei confronti delle leggi del mercato globale e della concorrenza estera. Ha il senso di una quasi rivoluzione, la nascita della “Banca etica dei cereali della Sardegna e del Mediterraneo”, che, su una piattaforma on line favorirà l’incontro fra domanda e offerta di uno dei prodotti base dell’alimentazione: i cereali, appunto. È la Rete di filiera del grano duro coltivato e trasformato in Sardegna (Sardo Sole), della quale fanno parte la Cooperativa Madonna d’Itra di Villamar, la Sinis Agricola e il pastificio Tanda & Spada di Thiesi, ad aver dato vita a una nuova realtà che avrà la duplice funzione di divulgare in maniera trasparente le politiche agrarie della filiera rispetto ai produttori e di incrementare l’utilizzo del grano duro da parte dei trasformatori regionali favorendo l’incontro tra domanda e offerta su basi etiche e valori condivisi. Efisio Rosso, direttore della cooperativa di Villamar che ammassa, seleziona e commercializza cereali prodotti nei territori della Marmilla e del Campidano e che propone ai propri produttori un prezzo minimo garantito ante semine sul grano di qualità conferito. Si parte dal prezzo pagato ai produttori, crollato quest’anno del 40 per cento fino ad arrivare a quote che potrebbero essere definite da “minimo storico”, appena 18/20 euro per quintale di grano duro, contro i 24 del 2015. Prezzo improponibile che non copre le spese di produzione, tanto che a livello nazionale le organizzazioni agricole hanno perfino ipotizzato di indire uno “sciopero del grano”. «Paradossalmente, la Sardegna è l’unica regione ex granaio di Roma a non avere una borsa», ha detto Rosso. E siccome senza strumenti in grado negoziare la contrattazione è sbilanciata in negativo per gli agricoltori, ecco la nascita della banca etica. Nella borsa dei cereali sardi, oltre a sancire “il diritto di tutti a mangiare cibo rispettoso e sano” è il prezzo minimo garantito il parametro che traccia la linea di confine tra cibo rispettoso e non rispettoso. I prezzi pagati al produttore sono effettivamente molto diversi da quelli spuntati altrove. Si va dai 60 euro al quintale per il grano Khorasan ai 28 per il grano duro “Trigu de Oru” da pastificazione (27 per quello da panificazione) ai 25 per il grano duro mercantile.

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