La Nuova Sardegna

Sassari, ritrovato il cuore del vescovo: è rimasto sepolto per due secoli

di Gianni Bazzoni
Il ritrovamento dello scrigno
Il ritrovamento dello scrigno

Carlo Tommaso Arnosio governò la diocesi fino al 1828. L’organo conservato nel seminario è stato subito esaminato nei laboratori universitari da un’équipe internazionale di specialisti

02 novembre 2016
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SASSARI. «Io vado via ma vi lascio il mio cuore»: furono queste le ultime parole pronunciate da monsignor Carlo Tommaso Arnosio che fu vescovo di Sassari dal 27 settembre del 1822 fino al giorno della sua morte - avvenuta a Torino il 18 agosto del 1828, a 58 anni -. Quella frase venne interpretata inizialmente come decisione del presule di lasciare un dono spirituale. Ma con il passare del tempo si era rafforzata la convinzione che il cuore di monsignor Arnosio fosse davvero rimasto a Sassari, mentre il corpo è tumulato a Torino (dove era nato il 5 agosto 1774).

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E il cuore del vescovo è stato trovato, custodito in una teca - dopo che diversi tentativi nel corso degli anni non avevano dato risultati - il 23 maggio scorso, durante i lavori di ristrutturazione della cappella del Seminario vescovile.

«Si era un po’ persa la memoria storica – racconta don Diego Pinna, direttore del Seminario di Sassari – anche se nella cappella fatta costruire proprio da monsignor Arnosio è presente una targa che ricorda l’operato. Un anno dopo la sua morte, il rettore del seminario, monsignor Nurra, aveva chiesto ai responsabili della Cattedrale di Torino di fare arrivare il cuore del vescovo a Sassari».

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La teca con il cuore del presule venne sistemata sotto il pavimento della cappella. Da allora solo qualche indicazione, e i riferimenti nei documenti notarili nei quali si parlava, appunto, del cuore di monsignor Arnosio “donato a Sassari”.

«Si era provato a cercarlo nelle pareti – dice ancora don Diego Pinna – ma invano. Poi la necessità di ristrutturare la cappella, dopo il cedimento delle assi del pavimento e la scoperta. Per noi è motivo di grande gioia. Carlo Tommaso Arnosio è uno di quei vescovi che ha speso la sua vita per le vocazioni sacerdotali, per il culto e per i poveri. Quel cuore ha un valore affettivo molto importante».

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Dopo la scoperta c’è stata una presa di contatto tra la Curia e la professoressa Eugenia Tognotti, coordinatore scientifico del Centro per gli Studi Paleopatologici, antropologici e storici dell’Università di Sassari che ha curato la ricerca dei documenti e il rapporto di collaborazione con i responsabili del materiale.

È arrivata quindi l’autorizzazione per aprire le teca nei laboratori del Dipartimento a una certa pressione e in un ambiente totalmente sterile. Sono stati coinvolti i migliori specialisti italiani e internazionali e la ricerca ha dato i primi risultati importanti, altri ne arriveranno successivamente.

Il ritrovamento del cuore del vescovo Carlo Tommaso Arnosio, ha richiamato l’attenzione sulla sua storia. Arcivescovo di Torres, primate di Sardegna e Corsica, fu lui a fare costruire a Porto Torres la chiesa della Beata Vergine della Consolata (su disegno di Giuseppe Corminotti), consacrata nel 1827. Una chiesa voluta per servire il borgo portuale che intanto continuava a crescere e a svilupparsi anche come strutture (il prolungamento del braccio verso la torre aragonese) grazie ai fondi allora stanziati dal Municipio di Sassari. Monsignor Arnosio viene ricordato per il suo attivismo: si adoperò per migliorare la condizione delle “orrende” carceri di Sassari e per aiutare le popolazioni povere, per la creazione di un nuovo ospedale, di un ospizio per orfane e di una scuola pubblica in città. Sostenne in vari modi l’Università. Il Seminario di Sassari venne ampliato sotto la sua direzione. Il vescovo morì a Torino il 18 agosto 1828.

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