La Nuova Sardegna

Marganai, il pm condanna i responsabili

di Mauro Lissia
Marganai, il pm condanna i responsabili

Chiesto al gip il decreto penale per il direttore di Forestas e per altri tre ritenuti colpevoli del taglio illegale degli alberi

29 ottobre 2016
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CAGLIARI. Arriva il decreto penale di condanna per chi ha autorizzato il taglio degli alberi di leccio nella foresta del Marganai: il pubblico ministero Andrea Schirra ha depositato la richiesta del provvedimento all’ufficio gip e l’ha fatta notificare ai quattro imputati, cui viene contestata la violazione delle norme paesaggistiche. Fra questi c’è il direttore dell’Ente Foreste - oggi Forestas - Antonio Casula, che ha sempre difeso il diritto del comune di Domusnovas di fare legna nel bosco senza che l’intervento avesse incassato il nullaosta della Soprintendenza ai beni paesaggistici e architettonici. L’istanza riguarda anche Marcello Airi, un dipendente dell’ente regionale. I nomi degli altri due non sono stati confermati. Nei prossimi giorni il gip deciderà se accogliere o respingere l’istanza della Procura, che chiede la condanna senza contradditorio sulla base di prove documentali che il magistrato ritiene sufficienti. In caso di condanna, gli imputati potranno ricorrere in appello al tribunale monocratico.

La Procura ha dato dunque ragione al sovrintendente ai Beni paesaggistici Fausto Martino, che aveva fermato le seghe elettriche con un provvedimento del proprio ufficio: non si possono tagliare gli alberi, in un bosco secolare come quello del Marganai, senza alterare il paesaggio. Quindi non si può fare legna e pellet senza il nullaosta del ministero, al contrario di quanto hanno sostenuto a lungo l’amministratore di Forestas Giuseppe Pulina e l’assessore regionale all’ambiente Donatella Spano. Una tesi, quella del dirigente statale, confermata dall’ufficio legislativo del ministero dei Beni culturali, il cui parere aveva chiuso in anticipo il braccio di ferro sulla lecceta vicina a Domusnovas, parere rilasciato in risposta alle comunicazioni di Martino e indirettamente alla Procura. Le tesi a confronto erano due, del tutto opposte: quella della Regione, secondo cui il taglio del bosco, controllato e regolato, non è solo possibile ma persino necessario. L’altra, quella di Martino e degli ambientalisti, secondo cui tirar giù gli alberi significa modificare lo stato di luoghi protetti da vincoli paesaggistici insuperabili. Da Roma era arrivata una risposta rassicurante per chi si è battuto a favore dell’ambiente naturale, a quella lettura delle norme si è ora affiancata la Procura.

A denunciare con forza il massacro degli alberi erano state le associazioni ambientaliste dopo che il sito Sardinia Post aveva diffuso immagini significative sull’intervento in corso al Marganai. Preso atto della situazione, s’era mosso il soprintendente Martino: subito lo stop con un provvedimento fondato su una lunga serie di vincoli e di mancati adempimenti, che a suo giudizio - come dichiarò a suo tempo - avrebbero potuto integrare profili penali. Era stato proprio Martino a informare la magistratura ordinaria mettendo a disposizione del procuratore capo Mauro Mura gli atti del suo ufficio.

È certo che la prima fase del taglio, fortemente contestata dalle associazioni ambientaliste ma sostenuta dal Comune e dall’ente regionale, è avvenuta senza che l’ufficio ministeriale fosse informato: nessuna comunicazione formale e neppure informale, malgrado il vincolo principale che insiste sul Marganai sia fondato proprio sull’esistenza della foresta e dunque interessi direttamente la Soprintendenza.

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