Falchi: servono dati certi per il latte ovino
L’assessore chiede di estendere l’obbligo di comunicare la quantità conferita dai produttori
ROMA. «Il Ministero ha ricevuto la nostra richiesta di estendere al comparto ovino il decreto del 2015 che obbliga gli acquirenti di latte bovino a comunicare entro un mese la quantità di latte conferito dai produttori»: Lo dice l’assessore all’Agricoltura Elisabetta Falchi, che a Roma ha incontrato i dirigenti competenti del Mipaaf.
Il tema è cruciale: «L’assenza di dati certi per quanto concerne il settore ovicaprino – continua l’esponente della Giunta - è un problema reale, che pregiudica qualsiasi possibilità di crescita del comparto. Non è però l’unica difficoltà: bisogna piuttosto creare le condizioni che consentano agli attori della filiera di riconoscerne la validità e condividerne l’utilizzo. La conoscenza del latte prodotto è solo una condizione necessaria ma non sufficiente: occorre anche sapere in cosa viene trasformato, dove e a quali quotazioni viene collocato il prodotto formaggio. Come assessorato ci siamo impegnati a fondo affinché la filiera si dotasse di un sistema certificato di acquisizione dei dati utili a programmare le strategie di collocazione nel mercato delle nostre produzioni. Ci stiamo arrivando, con la condivisione di tutti - ha sottolineato Falchi -, attraverso la costituzione dell’Organismo interprofessionale (OI)».
L’assessore spiega che l’OI fonisce una risposta complessiva al problema: chi aderisce deve rendere disponibili produzioni, prezzi e andamenti del mercato sotto la vigilanza di un Comitato che prevede la presenza di esperti delle Agenzie regionali e dell’Aras. Perché «senza la volontà di produttori e trasformatori di identificare un sistema di programmazione condiviso si otterrà solo una frazione di quanto necessario a ridare slancio al settore - commenta Falchi -. Peraltro i dati sulle Dop sono già disponibili e certificati, ma non tutti sembrano volerne prendere atto». «L’obiettivo è quello di dare alle istituzioni pubbliche il ruolo di arbitri e garanti - ricorda Falchi – ma confermando il principio che le controversie tra produttori e trasformatori vanno risolte negli ambiti corretti». «Senza l’accordo degli attori della filiera – conclude l’assessore - e una programmazione informata il futuro delle zone interne della Sardegna e di un settore fondamentale nella nostra economia è a rischio»