La Nuova Sardegna

Volpe 132, nuovo appello «Fate ripartire l’indagine»

Volpe 132, nuovo appello «Fate ripartire l’indagine»

Sos agli inquirenti dai familiari delle vittime Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda «Ci sono intercettazioni, bisogna scavare e capire chi ha ucciso i nostri cari»

24 ottobre 2016
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SASSARI. Il cambio di passo tanto atteso non c’è stato o almeno non sembra. Tre anni fa, quando la Procura di Cagliari modificò il capo d’imputazione da “disastro aviatorio” a “duplice omicidio volontario”, i familiari di Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda pensarono che la svolta fosse vicina. «Credemmo che finalmente sarebbe stata accertata la verità, che qualcuno ci avrebbe detto perché i nostri cari erano morti». Peppino Sedda è il fratello maggiore del brigadiere Fabrizio Sedda, 29 anni, che insieme al maresciallo Deriu viaggiava sull’elicottero della Finanza che il 2 marzo 1994 sparì dai radar mentre sorvolava Capo Ferrato. Dopo 22 anni quello di Volpe 132 (nome in codice del velivolo) resta un mistero. I parenti dei due piloti ancora una volta squarciano il silenzio con il loro appello: «Ci sono state nuove rivelazioni sulla vicenda, intercettazioni nelle quali si dice che l’elicottero è stato abbattuto. Non sappiamo se siano attendibili o meno. Ma in ogni caso crediamo che debbano essere di stimolo per fare ripartire le indagini, per continuare a scavare. Questo chiediamo agli investigatori».

Il giallo. Peppino Sedda ha 69 anni e gran parte della sua vita l’ha trascorsa a Genova. Ha lasciato presto la casa di famiglia a Ottana. Era già in Liguria quando il fratello Fabrizio, 18 anni più giovane, gli comunicò di essere stato trasferito in Sardegna. «Era felicissimo. Dopo tanti corsi seguiti su e giù per la Penisola finalmente rientrava nella nostra isola», ricorda Peppino. Doveva essere una festa, invece pochi giorni dopo Fabrizio scomparve insieme al collega Gianfranco Deriu, di Cuglieri, durante un servizio nella rada di Feraxi, a nord di Capo Ferrato. Perché la sera del 2 marzo l’elicottero Volpe 132 si trovasse lì, è un mistero nel mistero: lo scopo della missione non è mai stato rivelato. «In tutti questi anni le nostre domande sono rimaste senza risposta. Furono dette tante cose: si ipotizzò il guasto meccanico, un errore di manovra, mentre testimoni oculari riferivano di un boato in cielo che nessuno provò a spiegare».

«Vogliamo la verità». Peppino Sedda e la famiglia Deriu in questi anni hanno fatto diversi appelli «ci siamo rivolti anche ai presidenti della Repubblica Scalfaro e Napolitano ma non abbiamo ricevuto risposta». Ora Peppino, la moglie di Gianfranco Deriu Laoudice Loutfallah e i figli Habib e Pietro, fanno sentire un’altra volta la loro voce.

Intercettazioni e nuove piste. L’ipotesi che Volpe 132 sia stato abbattuto è contenuta nella ordinanza di custodia cautelare con cui i carabinieri di Cagliari hanno smantellato un paio di settimane fa una banda dedita al traffico di droga. In una intercettazione risalente al 2011 Davide Porcu, uno dei componenti della banda, dice che alcuni suoi amici trafficanti, per paura di essere scoperti, avevano abbattuto con un lanciarazzi a testata termica un elicottero della Guardia di Finanza nella zona di Villasimius. Per poi aggiungere “sono passati più di 20 anni”. Al momento non ci sono riscontri anche perché Porcu non avrebbe confermato il racconto del 2011. Anche i familiari di Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda sono dubbiosi: «È una versione fotocopia rispetto a quella diffusa diversi anni fa e potrebbe essere un altro tentativo di depistaggio». Ma non si può lasciare nulla di intentato. Anche per scacciare dalla testa dei parenti un dubbio atroce: quello che non ci sia la volontà di ricercare la verità. (si. sa.)

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